Il 31 gennaio nell'aula magna della Facoltà di architettura a Roma, un convegno interdisciplinare in collaborazione con la rivista Arc2città

Architettura, arte, ricerca. Nel pomeriggio del 31 gennaio, presso la Facoltà di Architettura di piazza Borghese a Roma, che ci accoglierà nella persona del suo preside Orazio Carpenzano, si terrà un convegno che mi piace definire anche con la parola Ricerca, ricerca per un futuro possibile. Durante il convegno/ricerca si parlerà dei contenuti del numero 18 del 2024 della Rivista Arc2città, una rivista digitale, che ha la sua redazione in Milano ed è stata ideata ed è diretta dal professore Ernesto D’Alfonso. La rivista propone al lettore un viaggio nuovo e particolarissimo nel mondo delle arti: il mondo della rappresentazione, dal cinema all’architettura.
“In particolare cercheremo di mettere in evidenza un nesso tra il gruppo del Politecnico del regista, architetto e drammaturgo Amedeo Fago, nella “fabbrica” al Flaminio, la sua partecipazione all’ Analisi Collettiva di Massimo Fagioli e le opere d’arte di Fagioli stesso con cineasti, artisti, architetti. Essendo Fagioli uno psichiatra e uno psicoterapeuta emerito, quindi una fonte di avanzamento del sapere. Che, per quanto ci riguarda, riguarda le arti”, annota D’Alfonso.
Perché il Politecnico? E quale il nesso, che la rivista propone, con l’Analisi collettiva di Massimo Fagioli? Cosa successe tra gli anni Sessanta e Settanta? Per comprendere e spiegare prendo a prestito, questa volta, le parole dello stesso Fagioli nel suo incipit alle Notti dell’isteria: “Si evidenziarono con gli anni Sessanta, accanto e insieme a movimenti sociali e politici di portata mondiale che si estendevano dall’estremo oriente comunista alle aristocratiche università statunitensi, interessi sempre più diffusi per la realtà psichica umana. Gli anziani e pochi cultori di una terapia non farmacologica della malattia psichica cominciarono ad essere richiesti e frequentati”. Stalin era morto nel 1953, nel 1956 ci fu la destalinizzazione del comunismo, nel 1960 ebbe inizio lo scontro teorico e non solo tra Russia e Cina, ebbe inizio la così definita rivoluzione culturale di Mao… Nella “piccola Italia lacerata dal tormento di uscire dalla secolare civiltà contadina e cattolica” la cultura era ancora nell’incertezza e poi venne, improvviso, il sogno ad occhi aperti del sessantotto… Ma l’immaginazione al potere, frase sbandierata nel maggio francese, si scoprì essere illusoria perché proponeva una fantasia alla quale mancavano le fondamenta, e la parola libertà veniva coniugata dimenticando la parola identità, sua sorella gemella ma diversa. La teoria assolutamente nuova che raccontava di un inconscio conoscibile e della non scissione tra inconscio e coscienza nacque nel 1971.
Se il ’68 morì con il ’68 perché aveva fatto senza essere, comunque in quegli anni, insieme alla ricerca per la realtà psichica, avvenne un mutamento irreversibile perché la ricerca aveva assunto il suo ruolo sociale: i dibattiti si svolsero coralmente, nei collettivi, nelle assemblee, nei circoli culturali. In questo clima generale gli architetti cercarono di uscire dallo stretto recinto disciplinare per confrontarsi con altri linguaggi, diversi da quello che dominava la disciplina architettonica sino ad allora; la rivista ci racconta che il Politecnico fu testimonianza e sperimentazione di questa ricerca.
“Uscirono, peraltro, in quegli anni, i libri di Massimo Fagioli sulla Teoria della nascita, che demolivano le premesse freudiane della psicoanalisi. Si manifestò, peraltro, una modalità inaudita di tenere le “sedute” della psicoterapia. Furono sedute collettive, cui partecipavano decine di persone. Ed in cui la rivelazione in pubblico di ciò che di più irripetibile e non razionalizzabile sia stato vissuto in stato di sonno, non cosciente, in presenza ai dati di senso veniva partecipata in un racconto volto ad essere interpretato. Il modo in cui si manifestò e il successo che ricevette dal pubblico merita di essere fatto oggetto di riflessione.”, si legge ancora nel numero della rivista.
Nel 1980 a Firenze e poi a Bologna si tennero due dibattiti, gremitissimi, sull’arte, sulla possibilità di trasformazione degli esseri umani, sulla realtà umana dell’artista. Nel 1980 i seminari di Analisi Collettiva furono accolti dallo psichiatra nel suo grande studio privato in Trastevere.
Nel 1985 il film Diavolo in corpo propose un nuovo volto di donna e denunciò l’impotenza del setting freudiano. Nel1986 Fagioli volle ristrutturare la sede dei suoi seminari in via di Roma Libera 23: l’aver ristrutturato il luogo ebbe il significato di consolidamento di dieci anni di lavoro psicoterapeutico ma, insieme, la forma architettonica della struttura divenne oggetto di una proposizione a livello artistico: molteplici e diverse furono le immagini oniriche e le interpretazioni che ne seguirono. Ebbe inizio una ricerca collettiva sull’origine delle immagini in architettura e sul processo creativo che porta dalla ideazione alla realizzazione di un progetto, uscendo dallo stretto recinto disciplinare per fondarsi solidamente sulla rivoluzionaria Teoria della nascita.
E la ricerca continua.

L’autrice: Paola Rossi è architetto, saggista ed ex assessore

In foto un’immagine dal documentario su Il Politecnico