Il passo successivo è facile da immaginare: la selezione degli uomini forti, delle intelligenze superiori, l’epurazione di chi non serve, di chi non contribuisce alla grandezza della nazione

Prima hanno tolto gli stranieri, incatenati e rispediti oltre il confine. Poi hanno puntato il dito contro chi sfugge alle categorie che garantiscono l’ordine, maschio o femmina e nulla in mezzo. Ora tocca alle persone con disabilità. Il cerchio si chiude.

Trump ha deciso che anche loro devono diventare il nemico, colpevoli di un mondo che non funziona. Un aereo di linea si scontra con un elicottero militare e il Presidente degli Stati Uniti afferma che la tragedia è figlia delle politiche di inclusione della Federal Aviation Administration. Il messaggio è chiaro: i deboli uccidono, le persone con disabilità sono un pericolo pubblico. Un disegno perfetto, architettato con la precisione di chi sa che il nemico non deve difendersi, ma solo soccombere.

L’America di Trump non contempla spazi per chi non rientra nella razza eletta dei vincenti, per chi non incarna il mito della perfezione, per chi esiste come prova dell’imperfezione della specie. Il passo successivo è facile da immaginare: la selezione degli uomini forti, delle intelligenze superiori, l’epurazione di chi non serve, di chi non contribuisce alla grandezza della nazione. Le ombre di un passato mai sepolto tornano a stagliarsi sulla storia.

E mentre Trump alza il braccio e indica la prossima minoranza da sacrificare, un altro esaltato raccoglie l’eco delle sue parole e le trasforma in un’altra legge, un’altra esclusione, un’altra violenza. Il boia si è già messo al lavoro.

Buon venerdì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.