"Resistenza" è un docufilm di Omar Neri e Mónica Simoncini sugli esuli argentini in Italia. Dalle loro voci affiora una storia collettiva: il rapporto con i partiti di sinistra, la scoperta della democrazia, il senso della solidarietà

Il nostro terreno è la memoria». Da queste parole capisco subito che di fronte a me c’è un regista militante. Un uomo che fa dell’arte cinematografica un atto politico. A pronunciarle è il cineasta argentino Omar Neri che, insieme alla sua collega Mónica Simoncini, hanno girato un documentario sulla storia di quelle donne e quegli uomini che - dopo il golpe militare di Jorge Videla del marzo 1976 - riuscirono a fuggire dall’Argentina e ad arrivare in Italia, a Roma.

Resistenza è un altro grande lavoro portato avanti da Mascarò Cine, un gruppo cinematografico indipendente nato nel 2002 che, attraverso gli audiovisivi, «descrive, e in qualche modo recupera, le lotte sociali e politiche degli anni Sessanta e Settanta», portando nel presente storie che «intervengono nei dibattiti attuali sul tipo di società che vogliamo costruire». E da dove nasce l’idea di girare una pellicola sugli esuli argentini a Roma? Tutto inizia da un incontro con Progetto Sur, un’associazione di italo-argentini fondata a Roma nel 2003 e che da allora sostiene iniziative di movimenti e organizzazioni argentine, per i diritti umani, sociali, ambientali e dei popoli originari.

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