L’abbraccio letale tra i nuovi vertici Usa e le destre estreme europee è l’ultima conseguenza della perdita dei valori fondanti l’Unione. Per reagire alla deriva, la strada è quella di recuperare gli ideali delle origini
A poco più di un mese dall’insediamento di Donald Trump il 23 febbraio si vota in Germania per le elezioni nazionali. L’intervista su X fatta dal «tecno architetto del mondo futuro», Elon Musk, ad Alice Weidel, candidata cancelliere dell’Afd, l’estrema destra tedesca, è stata, per le cose dette («Hitler era comunista perché nazionalizzava, noi siamo per il privato») nel suo essere smaccatamente reinventrice della storia e per il peso della Germania nella storia, l’atto più spettacolare dello sbarco dei nuovi Usa nel Vecchio Continente. Non ad Anzio, contro i nazifascisti, ma a Berlino incontrando la nuova/vecchia destra. Musk ha fatto tappa anche a Londra, invitando gli inglesi a liberarsi della vecchia classe dirigente e rivolgendosi a qualcosa che vada anche oltre l’ex “distruggi-establishment” Nigel Farage. Trump continua a dire che l’Ue si deve pagare la sicurezza. Il 2% del Pil che la Nato vuole sia investito in armamenti va portato al 5%. E gli europei devono comprare il suo gas. E c’è pure spazio per una battuta sulla Groenlandia dove ci sono materiali rari e una percentuale alta dell’acqua immagazzinata. Trump ha anche concesso udienza a Giorgia Meloni, non a caso in piena crisi per il doppio arresto di Cecilia Sala in Iran e di Mohammad Abedini in Italia su richiesta Usa. La vicenda si è chiusa con un doppio rilascio che è naturalmente meglio di una guerra. Ma lo scambio di favori tra i dominanti è proprio l’altra faccia delle guerre.

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