In Italia lavora solo una donna su due. In occasione dell'8 marzo la Spi Cgil rilancia la battaglia contro le disuguaglianze e la discriminazione di genere

In Italia il tasso di occupazione femminile tra i 20 e i 64 anni si attesta al 55%, mentre la media dell’Unione europea sfiora il 70%. Le donne italiane ricevono in media pensioni inferiori del 33.2% rispetto agli uomini e dedicano in media cinque ore al giorno al lavoro di cura non retribuito per la famiglia, uno dei tassi più alti tra i Paesi dell’Ocse.
Questi sono solo alcuni dei numeri che fotografano la condizione femminile nel nostro Paese e che il sindacato dei pensionati della Cgil ritiene opportuno ricordare in occasione dell’8 marzo.

Per la segretaria generale dello Spi Cgil Tania Scacchetti: «Queste cifre rafforzano le ragioni e le rivendicazioni portate avanti dalla Cgil anche attraverso la campagna referendaria. Lavoro sicuro, dignitoso, ben retribuito. Migliorare le condizioni per accedere al diritto di cittadinanza per chi è già legalmente nel nostro Paese. Sembrano cose piccole, scontate che tuttavia oggi non sono garantite, anzi sono spesso ostacolate, a maggior ragione per le donne».
«Le donne dello Spi – prosegue Scacchetti – sanno, perché lo hanno dimostrato con le loro storie e le loro battaglie che le donne possono cambiare il mondo. E sappiamo che questo mondo va cambiato».
«Se le donne tutte insieme sospendessero le loro attività, lavorative, di cura, sociali, affettive, culturali anche solo per qualche ora, forse sarebbero più visibili e tangibili il valore, il peso e il protagonismo delle donne nella società, che molti, quasi tutti, nei convegni declamano ma su cui si fa troppo poco per renderlo possibile e riconosciuto. Per queste ragioni – conclude la dirigente sindacale – come sindacato dei pensionati promuoveremo e promuoviamo tutte le iniziative di mobilitazione possibili e sosteniamo le ragioni e le iniziative di sciopero che saranno decise e definite».