La denuncia, fatta in un’intervista a La Stampa da Fabrizio Russo, segretario della Filcams, il sindacato dei Lavoratori del Commercio, del Turismo e dei Servizi della Cgil, ci offre un buon riassunto della situazione del mercato del lavoro italiano.
In quei settori, in particolare ristorazione e turismo, il lavoro povero è una questione strutturale. Il livello delle retribuzioni giornaliere non ha bisogno di aggettivi: in media, negli altri settori economici – eccezion fatta per l’agricoltura – ci si attesta sui 96 euro lordi. Ma nel turismo e nella ristorazione si viaggia sui 55-60 euro giornalieri, come ci ha ricordato Russo.
Ora, da lungo tempo, ci vengono presentati dati che attestano una costante crescita dell’occupazione in Italia. Sono dati veri, indiscutibili, certificati dall’Istat Ma, il più delle volte, questi dati non vengono separati per settore e accompagnati dall’andamento delle specifiche ore lavorate. La crisi dei settori industriali è nota. E la crescita dell’occupazione avviene proprio nei settori del terziario. Per essere più precisi: nei settori del commercio, del turismo e delle pulizie. Quelli nei quali le paghe sono più basse, dove vengono imposti part-time forzati ed è più intenso il peso della stagionalità e del contratto a termine. Nella media nazionale il part-time si ferma al 27%; nel turismo è al 52%; negli appalti per le pulizie e per le manutenzioni si tocca il 70-80%. Con orari settimanali medi al di sotto delle 20 ore. In queste aree troviamo centinaia di migliaia di lavoratrici lavoratori che stanno tra le 5 e le 10 ore settimanali di lavoro.
Anche questa è, di fatto e statisticamente, occupazione. Ma il fatto è che cresce il numero dei lavoratori che sono meno pagati e hanno una paga assai più scarsa rispetto a quelle dei settori della manifattura. In sintesi, dove la paga è più ricca diminuisce l’occupazione; dove la paga è più povera l’occupazione aumenta. Parliamo, insomma, di una massa considerevole di redditi da lavoro di 400-500 euro lordi o poco più al mese.
Dobbiamo avere la capacità di dire le cose come stanno. A gennaio 2025, il tasso di occupazione in Italia è salito al 62,2. Questo valore è ancora il più basso in Europa. Infatti, l’Italia rimane ultima tra i 27 paesi dell’Unione europea per tasso di occupazione. E, come abbiamo visto, quel tasso in costante crescita non rappresenta, nella sua sostanza, un mercato del lavoro sano e di qualità. La povertà del lavoro in questo Paese è forte e sostanziale e riguarda circa tre milioni di lavoratori.
La consapevolezza di questo fatto non dovrebbe essere limitata agli studiosi, ai sindacalisti e agli imprenditori. Dovrebbe essere un argomento di primo piano nel dibattito politico. Confronto che dovrebbe sostanziarsi dei dati di realtà e abbandonare partigianerie e propaganda che non servono a nessuno e che, soprattutto, non affrontano la situazione reale.
L’autore: L’ex ministro Cesare Damiano è presidente dell’associazione Lavoro&Welfare