Come un gruppo di amici che pianificano una gita alcolica fuori porta, il capo del Pentagono Hegseth, il consigliere per la sicurezza nazionale Waltz, la direttrice dell’intelligence nazionale Gabbard e il vicepresidente Usa J. D. Vance hanno allegramente pianificato un attacco di guerra in una chat privata, in cui è stato invitato per errore anche il direttore di The Atlantic, Jeffrey Goldberg.
Il giornalista ha fatto il giornalista e ha raccontato al mondo come la classe dirigente del governo Trump abbia deciso i raid Usa contro gli Houthi, bombardando lo Yemen.
In quella stessa chat il vicepresidente J. D. Vance e il segretario alla Difesa Pete Hegseth hanno parlato di “odio” e “disgusto” verso l’Europa. Donald Trump ieri ha rincarato la dose: “Penso che gli europei siano dei parassiti”.
“Odio soltanto – aveva scritto Vance – dover salvare di nuovo l’Europa”. “Condivido il tuo disgusto per l’Europa che se ne approfitta gratis – aveva risposto Hegseth – è patetico. Ma Mike ha ragione, siamo gli unici al mondo che possono farlo. La questione è il tempismo”.
Essere “anti” qualcosa è la cifra stilistica della politica quando si riduce a spettacolo e narrazione. Come da noi l’anti-antifascismo è il verbo per la maggioranza, nel trumpismo l’antieuropeismo è la caratteristica fondante della messa in scena.
In Parlamento qualcuno aveva chiesto a Giorgia Meloni dove stesse tra l’Europa e gli Usa. Furbescamente la presidente del Consiglio rispose che stava “con l’Italia”. Le si potrebbe riproporre la domanda: dove sta l’Italia tra questi Usa che ci vedono come parassiti e l’Ue?
Buon mercoledì.