Il Regolamento della Commissione Ue che dovrebbe sostituire la Direttiva 115 sui rimpatri, inasprisce ancor di più le vergognose condizioni imposte dal 2008 ai migranti che riescono ad arrivare nel Vecchio continente

Chi lo avrebbe mai potuto dire 17 anni fa? Allora, si era nel 2008 quando il Parlamento europeo approvò la Direttiva 115 che disciplina le modalità di rimpatrio delle persone presenti nell’Ue e che, in quanto cittadine/i di Paesi terzi, non avevano diritto a restare nel territorio europeo. In molti la definimmo allora la “direttiva della vergogna”, perché era l’ennesimo atto di istituzionalizzazione della Fortezza Europa. Ebbene in tempi brevi ci troveremo a rimpiangerla perché almeno ha garantito una serie di tutele legate a un concetto che rischia di divenire desueto, lo Stato di diritto. Nei giorni scorsi, il Parlamento europeo ha infatti discusso la prima versione di un testo, proposto dalla Commissione europea, dal titolo inquietante: Regolamento per un sistema comune europeo di rimpatrio.

Visto l’oggettivo fallimento della Direttiva 115, in un nuovo scenario mondiale fondato tanto sulla guerra verso l’esterno - piano di riarmo - quanto sulla guerra interna contro migranti e richiedenti asilo, che violano i “sacri confini”, la proposta nasce dal tentativo di dare una soluzione ad un annoso problema che assilla l’Ue, ovvero definire un sistema condiviso per poter procedere ai rimpatri delle persone “non gradite”, superando l’attuale frammentazione fra i 27 approcci nazionali al problema.

In che modo?

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