Nessuno sembra capire quale sia il reale scopo finale di Trump. Da quello che dice sembra lui faccia sempre e solo riferimento a trattative commerciali con tutto il resto del mondo. È solo una questione di soldi. L’unico scopo sembra essere quello di drenare ricchezza agli altri Paesi. Allo stesso tempo l’amministrazione Usa è impegnata a smontare pezzo per pezzo l’amministrazione federale. Una decostruzione degli apparati dello Stato di cui è incaricato l’uomo più ricco del mondo e che viene raccontata come necessaria per eliminare sprechi di danaro pubblico. Accanto a questo c’è l’aspetto di scontro con il potere giudiziario colpevole di applicare la legge e opporsi alla volontà del governo rappresentante la volontà del popolo e quindi infallibile, che evoca una possibile crisi costituzionale nella misura in cui le decisioni dei giudici venissero effettivamente disattese. E ancora l’attacco violentissimo contro i media indipendenti, contro tutti coloro che genericamente non sono d’accordo, come gruppi di potere che sono contro il popolo americano e che quindi sono fondamentalmente dei criminali. I casi sono tanti ma ha fatto scalpore che il Washington Post di Jeff Bezos (il proprietario di Amazon) si sia adeguato immediatamente al nuovo corso eliminando la pubblicazione delle opinioni politiche. La velocità e la evidente falsità delle affermazioni portate a giustificazione delle azioni del governo americano ci fanno pensare che si tratti di assurdità, di boutade che servono ad un progetto che noi non riusciamo a capire. Non sembra di leggere notizie dagli Usa, sembra di stare leggendo 1984 di Orwell: la neolingua, che elimina o cambia le parole permesse, la riscrittura della storia, l’imporre bugie come verità… Il progetto di Trump non è così strano né inconsueto. Lo si è già visto più volte nella storia ed è il progetto di ogni dittatura.
Si tratta di smontare ogni potere, anche il più piccolo, che possa mettere in discussione il dittatore, di isolare il Paese dal resto del mondo per far sì che ci siano meno relazioni possibili con altri Paesi, di costruire un nemico esterno che compatti la popolazione attorno al dittatore, di irregimentare la stampa in modo che non venga contraddetta la narrazione, di stabilire una superiorità della nazione e della sua popolazione rispetto al resto del mondo eventualmente anche riscrivendo e reinventando la storia, di decidere cosa è permesso vietando tutto il resto in nome della… libertà. Ogni dittatore pensa di essere il salvatore del proprio Paese, della popolazione che lo abita. Forse pensa di non essere violento nella misura in cui la violenza che esercita con la dittatura è quanto necessario per “liberare” il popolo. Per renderlo libero dall’oppressione, da una fantomatica non-libertà che sarebbe legata all’assenza della dittatura. Siamo abituati a pensare agli Usa come al Paese della libertà, perché ci sono sempre stati raccontati così, come il Paese delle opportunità infinite, del sogno americano, della ricerca della felicità stabilita dalla costituzione. Il Paese dove il liberalismo trova la sua massima espressione, liberalismo che sarebbe espressione della libertà di azione dell’essere umano, che sarebbe la sua verità più profonda.
Ma è vero che quel liberalismo è libertà? Per capire questo dobbiamo prima di tutto comprendere cosa significa la parola libertà. Analogamente alla parola sorella uguaglianza, ma forse anche di più di essa, la parola libertà ha un significato che non è ben definito. Da sola non significa molto. È un concetto molto astratto che non ha di per sé un contenuto umano e morale. Ha bisogno che sia accompagnata da qualche altra parola che le faccia assumere un significato. Può essere libertà di parola, di movimento, di impresa, di pensiero, etc.. Proprio perché non ha un contenuto ben definito la libertà teoricamente non ha limiti definiti e quindi, nella misura in cui l’essere umano è pensato come violento, potrebbe essere oppressione verso gli altri. Allora il pensiero razionale ha inventato il concetto per cui la propria libertà finisce la dove inizia quella degli altri. Concetto senz’altro condivisibile ma non sufficiente per stabilire veramente cosa sia la libertà. Detto così sembra essere più un tentativo di controllo di una possibilità di azione che potenzialmente è mortale verso gli altri. La ragione e la legge servirebbero per limitare questa azione violenta contenendola entro limiti moralmente accettabili. La violenza, pensata come naturale negli esseri umani, viene sublimata e diventa altro: da violenza fisica diventa potere materiale mediato dalla potenza economica. Non esistono più gli schiavi ma esistono i lavoratori sfruttati. Non esistono più le razze ma esistono i poveri che ci invadono dagli altri Paesi e che non si integrano perché portano una cultura diversa. Se la donna decide che non è moglie e madre la sua libertà sessuale viene descritta e immaginata come prostituzione.
Il liberalismo ha un contenuto violento nella misura in cui rende merce l’essere umano e le sue attività. Il danaro, nella misura in cui ne viene teorizzata l’accumulazione estrema, da mezzo di scambio e di relazione diventa strumento di manifestazione di potenza e quindi di oppressione. Sottostante a questo c’è l’idea che ci possa essere una libertà assoluta che si potrebbe esprimere nella realtà materiale grazie alla potenza economica. In realtà si tratta di una illusione.
Nella realtà materiale non ci può essere libertà assoluta nella misura in cui gli esseri umani hanno degli ovvi limiti di spazio e tempo nella realizzazione della vita. La scienza e la tecnologia, prodotti della fantasia umana, ci permettono di estendere i limiti di spazio e tempo a cui possiamo arrivare. Ma la nostra libertà è comunque limitata dalla realtà. Non siamo liberi di uscire dalla finestra invece che dalla porta di casa perché ciò sarebbe un suicidio. Questa ipotetica libertà assoluta tanto decantata non esiste affatto. Non c’è nessuna libertà nell’affermare un falso storico così come non c’è nessuna libertà nell’affermare che una scoperta scientifica non esiste. Si tratta di affermazioni che esprimono in realtà l’esatto opposto ossia una incapacità di rapporto con la realtà e un pensiero che di fatto è un delirio. Il delirante che pensa e dice di essere Napoleone, non è libero nemmeno un po’. Il dittatore che pensa di ricostruire l’impero del passato e crede di essere Giulio Cesare non è libero per niente perché non ha rapporto con la realtà storica, materiale e umana. Allora possiamo dire che la libertà materiale è nel rapporto con la realtà. Analogamente possiamo dire che la libertà di pensiero sta prima di tutto in un rapporto vero e sincero con la realtà del pensiero umano. Bisogna comprendere gli altri e comprendere se stessi, comprendere il pensiero e gli affetti. Pensare agli altri come esseri umani uguali a noi e in quanto tali liberi tanto quanto noi.
Massimo Fagioli aveva sintetizzato questa apparente contraddizione in una frase geniale. «La libertà è l’obbligo di essere esseri umani». Cioè l’obbligo del rapporto con gli altri senza negarne la realtà. Allora si può scoprire una libertà che è quella della fantasia nel rapporto con gli altri. Una libertà quella sì infinita così come sono infinite le possibilità di realizzazione nel rapporto con l’altro diverso da sé. La dittatura razionale è quella che nega la realtà degli altri perché non ha rapporto con gli altri. La razionalità che nega gli affetti, che nega la fantasia, che nega la possibilità di una ricerca che viene dal rapporto con chi è diverso da noi. La razionalità non pensa possibile l’esistenza di ciò che è diverso. Se ciò esiste non è come sé stessa esso è non umano e quindi deve essere eliminato perché pericoloso. L’arte geniale, l’irrazionale diverso e incomprensibile, diventa allora «arte degenerata». Potremmo pensare che le dittature sono “eccessi” della ragione, impazzimenti completi dovuti a qualcosa di nuovo che è comparso e che rende la ragione improvvisamente stupida e quindi violenta. Difficile immaginare cosa sia il nuovo a cui le nuove dittature del mondo si vogliono opporre. Ma certamente l’Europa delle tante lingue e nazioni diverse che convivono in pace da 60 anni è qualcosa di prezioso che dobbiamo preservare.