Una delle prime immagini del subacqueo che per ordine della Guardia costiera dovette girare le immagini del peschereccio affondato a largo di Lampedusa dove erano stipati i 540 immigrati eritrei partiti da Misurata in Libia, erano i cadaveri di una coppia abbracciata con il capo rivolto verso il cielo. La salvezza non l’hanno trovata nonostante lo sguardo fosse indirizzato verso una via d’uscita che non ci fu.
Il 3 ottobre 2013 è stata una tragedia, una tragedia di donne, bambini e uomini, tutti giovanissimi. L’ultima isola di Davide Lomma è il docufilm che racconta questa storia di morte attraverso un racconto di solidarietà e amicizia. La straordinaria storia di otto amici che si ritrovano casualmente coinvolti in uno dei più drammatici naufragi di migranti avvenuto sull’isola di Lampedusa. Ma è anche la narrazione di quanto possa essere semplice la fratellanza. E di quanto l’amore verso gli altri essere umani, verso la vita, e non solo la nostra, possa essere più grande di ogni definizione.
Il mare ha le sue leggi. E la legge più importante è anche la più semplice: se qualcuno è in difficoltà bisogna soccorrerlo. La noncuranza, l’indifferenza di una parte dello Stato che durante quella notte non l’ha rispettata, ha fatto in modo che per 368 di loro l’alba non sia mai arrivata.
Degli 80, tra mamme e bambini che erano sul tetto della cabina di pilotaggio, dei 150 in coperta, dei 120 sotto coperta e del restante nelle stanze senza finestre dove di solito Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivistaQuesto articolo è riservato agli abbonati
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