Riflessioni di un architetto e docente universitario che sperimenta l’uso dell’intelligenza artificiale nelle revisioni di progetto, riflettendo su potenzialità, limiti e impatto ambientali

Vorrei parlarvi oggi di Intelligenza artificiale, e come d’abitudine in questa serie, partendo da un’esperienza concreta. Insegno architettura e il centro dell’insegnamento è la revisione, che in inglese si chiama desk crit. Durante una revisione ci si siede attorno a un tavolo insieme a uno o più studenti per analizzare il progetto, ascoltare, suggerire idee, apportare correzioni e invitare a studiare altri progetti o a consultare libri, riviste e siti web. La revisione come dicevamo rappresenta il cuore dell’insegnamento della mia materia, la “Composizione architettonica urbana”, e ciò avviene in tutte le scuole di architettura che conosco, in Cina, America, Brasile, Svizzera, Africa e, naturalmente, anche nel nostro paese.
Ieri, per la prima volta, ho condotto una revisione ibrida con il supporto dell’intelligenza artificiale. Gli studenti, sebbene teoricamente abili con i computer, sono rimasti stupiti. Innanzitutto, ho effettuato la revisione utilizzando il loro account, così che tutte le informazioni del dialogo con l’ Ia venissero salvate. Ho iniziato descrivendo dettagliatamente il loro progetto in due o tre righe, per poi chiedere all’IA quale tipo di verde urbano mi avrebbe suggerito per gli spazi esterni. Sono state proposte dieci specie, ciascuna con le proprie caratteristiche (!). Successivamente, ho richiesto suggerimenti sui materiali delle pavimentazioni, e di nuovo ho avuto risposte molto specifiche. Ho poi chiesto di indicarmi progetti simili, e l’Ia ne ha mostrati undici, completi di link per l’approfondimento. Infine, ho domandato: “Mostreresti in un’immagine quanto abbiamo descritto per l’area di piazza Mancini a Roma?”. Per tutto questo ho utilizzato chat.gtp.open.ai e non strumenti specializzati per la creazione di immagini. Avevo scoperto che Chat GTP è capace non solo di generare un’immagine, ma di posizionarla esattamente nel contesto urbano richiesto in un fotomontaggio.
Il progetto che Chat Gtp ha creato dopo la mia richiesta, incredibilmente, somiglia molto a quello realizzato uno studente del mio corso lo scorso anno per la medesima area. La questione è sorprendente perché significa che l’Ia ha autonomamente trovato un progetto molto attinente alla questione (chiedo infatti a tutti i miei studenti di pubblicare i propri progetti in un blog) .
Vi chiederete: perché questo discorso? La prima ragione è che molti sentono parlare di intelligenza artificiale senza avere un’idea chiara di come funzioni realmente e di come interagire con essa. Ora la questione è grande come il mare, ma se non si comincia, non si attraverserà mai. Dico ai miei studenti che l’unica cosa sciocca oggi è non usare l’Ia. Il secondo aspetto è che il risultato che ci ha fornito l’Ia non è un progetto immediatamente lavorabile, bensì una raccolta di elementi che vanno ulteriormente affinati in una composizione definitiva. Forse chi è molto abile e con software dedicati lo potrebbe fare completo di disegni e dettagli già ora, ma già le risposte e le indicazioni che Chat Gtp ci ha fornite sono utilissime. Ma certo bisogna comunque avere un minimo di volontà, di tempo e di competenza per seguirle. In terzo luogo, l’Ia risulta utile solo se le domande sono poste con cognizione di causa: chi scrive, grazie alla sua esperienza nel campo, struttura i prompt in maniera articolata, cosa che chi non opera nel settore difficilmente saprebbe fare. Rimane infatti regola fondamentale di questa nostra era. È più importante saper strutturare le domande che conoscere le risposte. In quarto luogo, l’uso dell’Ia permette di risparmiare tempo e sforzo intellettuale, illuminando spesso su nuove vie progettuali.

Eppure dei problemi esistono. Oltre a quelli su cui sempre si dibatte e che non starò qui a ricordare, l’intelligenza artificiale è quanto di peggio si sia inventato sin’ora per l’uso indiscriminato delle risorse del pianeta.
Mentre in passato svolgere una revisione ai miei studenti aveva un impatto ambientale quasi nullo, oggi il costo energetico è elevato: basti pensare ai server che elaborano e immagazzinano informazioni, o ai computer interconnessi in grado di generare, in pochi secondi, risposte articolate. Tutta energia che si consuma e risorse del nostro Planet Earth che, in fin dei conti, si esauriscono più rapidamente oggi che ieri. Alcuni decenni fa eravamo convinti che l’informatica potesse rappresentare una inversione di tendenza rispetto all’uso indiscriminato delle risorse rispetto all’era industriale. Ma non è purtroppo così: la nostra civiltà consuma di più, e più rapidamente risorse del pianeta.
Sono questioni che stanno interessando anche la 19 Biennale di Architettura (che si chiude a Venezia il prossimo 23 novembre 2025) che ha per titolo “Intelligens. Natural. Artificial. Collective” e che anche e soprattutto di questo si occupa.

L’autore: Antonino Saggio, architetto, è docente ordinario alla Facoltà di Architettura della Sapienza di Roma. Tra i suoi libri Lo Specchio di Caravaggio (Vita nostra edizioni)