Roberto Vannacci ha deciso che il sindaco di Milano porta una «responsabilità morale enorme» per la morte di Cecilia De Astis, investita da un’auto pirata guidata da quattro minorenni. Perché governa la città. Applicando la stessa aritmetica politica, il suo segretario Matteo Salvini si ritroverebbe un inventario di tragedie. Da ministro dell’Interno durante il crollo del Ponte Morandi (43 morti) e la strage di Corinaldo (6 morti). Nei mesi dei “porti chiusi”, oltre 3.500 migranti morti o dispersi nel Mediterraneo, con naufragi come quello del 1° settembre 2018 (più di 100 morti) o del 25 luglio 2019 (circa 150 dispersi). Da ministro delle Infrastrutture nel governo Meloni, il naufragio di Cutro (94 morti, 35 minori), l’alluvione in Emilia-Romagna (15 morti) e l’incidente ferroviario di Brandizzo (5 morti). E poi le migliaia di vittime della strada negli anni di governo, nonostante codici riscritti e annunci di svolte epocali.
So bene che la responsabilità politica non si misura con il pallottoliere dei cadaveri e che la realtà è più complessa di un titolo a effetto. Ma quando un parlamentare decide di piegare una tragedia privata in arma da scagliare, l’unico modo per svelarne l’impostura è riprodurne lo schema fino a mostrarne il ridicolo. Se davvero volessimo misurare il valore di chi governa contando i morti, il metro finirebbe per scottare tra le mani di chi lo impugna. Ho dovuto quindi scrivere un editoriale così stupido per smascherare la stupidità, sapendo che la stupidità, come certe erbacce, prospera proprio nel terreno che la espone.
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