Sumud Flotilla pronta a salpare verso Gaza per portare aiuti e solidarietà per la popolazione palestinese stremata dall'aggressione di Israele

Oltre 40mila persone hanno sfilato a Genova (il corteo è partito dalla sede di Music for Peace), per accompagnare la partenza delle prime quattro imbarcazioni della flotta italiana della Sumud Flotilla, diretta verso Gaza con aiuti e solidarietà per la popolazione stremata.

Ad accompagnare il varo dell’impresa che questa volta prevede uno sciame di piccole imbarcazioni è stata una grande manifestazione di popolo, di resistenza non violenta, come non se ne vedevano più dai tempi del G8. Ed è solo il primo passo. Altre barche sono pronte a salpare per Gaza da Barcellona, Catania, Atene. Da più angoli del Mediterraneo prende corpo una carovana silenziosa e nonviolenta: la Global Sumud Flottilla è un’azione collettiva non violenta che punta a spezzare l’assedio che è anche di silenzio intorno al genocidio che sta avvenendo a Gaza.

Il messaggio è potente e travalica le barriere linguistiche grazie alle immagini della street artist Laika, che ha dipinto sui legni delle imbarcazioni la sua opera Sumud: una donna palestinese che con il dito indica la rotta. Dietro di lei, una scia di colori – rosso, bianco, verde e nero – che ricompone la bandiera palestinese. «Questa flottiglia non avrebbe dovuto esistere, perché non avrebbe dovuto esserci un genocidio», ha dichiarato l’artista. «Ma quando la barbarie ti soffoca, non puoi restare in silenzio».

Sumud, in arabo, significa resistenza, fermezza, perseveranza. È il filo che tiene insieme generazioni di palestinesi e oggi unisce attivisti da tutta Europa. Non è una provocazione: la flottiglia è carica di aiuti umanitari, viaggerà in acque internazionali, rivendicando il diritto universale a respirare, a vivere, a curarsi.

Eppure, da Israele arrivano minacce dirette. I ministri Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, esponenti dell’ultradestra al governo, hanno dichiarato che gli attivisti saranno trattati come “terroristi” e rinchiusi in carceri di massima sicurezza. Una scelta che criminalizza la solidarietà, che confonde deliberatamente la resistenza non violenta con l’odio armato, ribaltando ogni principio di diritto internazionale.

Alle minacce del governo israeliano, gli attivisti, pur consapevoli del rischio, rispondono con l’impegno umanitario e immagini che parlando di resistenza antifascista. Laika ha disseminato le navi dei suoi poster: Liberazione, in cui una partigiana italiana prende per mano una donna palestinese; Ni una menos; e Justice 4 Awdah, dedicato all’attivista nonviolento ucciso a Masafer Yatta da un colono israeliano. Segni di un’arte tutt’altro che decorativa e che ha il coraggio di prendere posizione.

«Israele e i suoi alleati vogliono cancellare un popolo intero», avverte Laika. «Ma questa scia di colori che lasciamo alle nostre spalle rappresenta tutti noi: una marea di umanità che non si fermerà».

L’impresa come dicevamo non è senza rischi. Cosa accadrà quando saranno intercettate dalla marina israeliana? Cosa accadrà quando ci sarà un punto di contatto? Ciò che sappiamo per certo gli attivisti di Global Sumud Flotilla viaggiano non per sfidare con la forza, ma per affermare un principio universale di giustizia. Navi che mostrano al mondo un’altra rotta possibile.