Chiara Ingrao non è solo una scrittrice, è una tessitrice delicata e poetica (e molto altro ancora). Giovanna Calciati, amica che ha condiviso con lei anni di militanza, passione politica e affetti, lo sapeva chiamandola a condividere con lei un libro che è anche un progetto e una memoria di vita, di perdita, di amore, di impegno.
La vita è profumo. Canto a due voci, edito da Baldini e Castoldi, è la tessitura di una trama inedita, musicale, poetica. Due mani che si intrecciano sulla copertina, una bianca e una nera, raccontano immediatamente di una storia e di un legame d’amore, tra Giovanna, genitrice affidataria e Blessing, adolescente nigeriana, già profondamente e violentemente colpita dalla vita a 17 anni.
Il libro è diviso in due parti: una prima parte in cui si narra la storia delle protagoniste, una seconda in cui protagoniste sono le poesie di Blessing, scelte fra mille. Il titolo è un verso delicato rubato da una di queste: “La vita è strana/la vita è un profumo che/devi saper mettere/tutti i giorni” e il prologo ci dice subito che Blessing non c’è più. Tra il 24 e il 25 maggio 2022, Blessing “ha deciso che il profumo della vita non voleva metterlo più.”
Comincia così il “canto a due voci”, che forse sono tre: la voce narrante di Giovanna e il controcanto delle poesie di Blessing, sapientemente accordate dalla penna di Chiara, che intreccia con grande partecipazione emotiva, delicatezza e sapienza letteraria, temi drammatici e scomodi con gli affetti profondi delle protagoniste, non esenti da ironia e dolcezza.
Blessing arriva in Italia dalla Nigeria, dove è nata nel 1993. Ha 10 anni ma si trascina dal paese di origine violenze familiari fisiche e psicologiche indescrivibili ed è ha urgente necessità di un porto umano sicuro e affetti più stabili. La madre, fuggita in Italia, una volta arrivata a Piacenza, la chiama insieme ai suoi fratelli. Ma la mamma reale non è il sogno che si aspettava: scontri, botte, ancora violenza. Blessing entra in una casa-famiglia, ma è ora di cambiare vita, libera dalle angosce e dalle sofferenze. L’incontro con Giovanna Calciati è fondamentale. Giovanna ha 47 anni, non ha mai avuto figli, una “sfida imprevista” afferma. Ma se lei non sa cosa significa essere madre, Blessing non sa cosa significa avere una madre ed essere una figlia amata. Una vita a due sconosciuta per entrambe, due esseri umani, due donne che si riconoscono e si cercano continuamente tra profondissimi affetti, distacchi, improvvise tormente e imprevedibili terremoti. Arrabbiata e ribelle, come tutti gli adolescenti, scrive sul suo diario all’inizio della insolita convivenza: “Veramente Giovanna a volte non la sopporto!! È così irritante, esagerata, rompipalle, stronza, invadente. Io non so se ce la potrò fare a convivere con lei. Lei non è nessuno per me!», scrive sul suo diario all’inizio della loro convivenza. Ma un attimo prima aveva dichiarato: “Giovanna è una fantastica».
La storia rapisce e commuove fin dalle prime battute. Blessing è in gamba, intelligente, studia con successo, ha un grande talento. Dipinge, danza, scrive, ama la musica, tutta, da Miriam Makeba e Brenda Fassie, da Fela Kuti a Rihanna; dai Queen e Beyoncé a Rino Gaetano e Lucio Dalla. Canta e non solo canzoni, racconta Giovanna, “anche l’aria della Regina della Notte dal Flauto magico e tanti altri brani di Mozart, dopo che insieme a me aveva incontrato l’Orchestra giovanile Cherubini, e si era innamorata anche della musica classica.”
Si lancia con energia ammirevole in progetti di impegno civile come mediatrice culturale, combatte la sua battaglia contro il razzismo. Il richiamo e l’attaccamento alle sue origini africane non l‘abbandonano mai. Ama da impazzire il mare, viaggiare vagabondando alla scoperta appassionata di territori in cui arte e natura si legano e si confondono, come il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle, il Parco dei Mostri di Bomarzo, il Parc Guell di Gaudí a Barcellona, o il Labirinto della Masone, molto amato, un labirinto composto interamente da piante di bambù, creato da Franco Maria Ricci a Fontanellato.
Ma la storia brillante e a tratti felice si alterna, impietosamente, con il nero di ferite profonde e antiche mai guarite, che sanguinano con una potenza difficile da contenere e sostenere. E Blessing si perde, conosce l’angoscia, l’autolesionismo della bulimia, i tentativi di suicidio, i farmaci che a un certo punto rifiuta, i Tso, i ricoveri volontari, le allucinazioni. “Sono rotta, Gio’, sono tutta rotta e nessuno mi può più incollare”, dice ad un certo punto a Giovanna. Cade e si rialza continuamente. “Non voglio più sopravvivere – scrive – Voglio vivere, e brillare. Anche solo per un istante”. Nonostante tutto, scrive, la scrittura è parte della sua vita, la poesia è fatta a sua immagine e somiglianza. Scandisce in parole sonore la gioia, il dolore acuto, la solitudine impalpabile, gli innamoramenti, la sessualità, l’essere neri, la sua urgenza quasi fisica di esistere e di essere.
Giovanna, quotidianamente e senza sosta, attraversa con Blessing, momenti di complicità giocosa, anche ironica, fatta di film, di canzoni, di arte in un continuo e spesso difficile scambio di conoscenza, di attenzione. “Le serate lunghissime – racconta Giovanna – spesso abbracciate e tutte e due assetate di sapere, di raccontarci tutto: dai dettagli più banali alle cose più intime, perfino quelle più dolorose e segrete che lei non aveva mai raccontato a nessuno…”. Insieme affrontano i fantasmi di Blessing, un passato fatto di abusi, di abbandoni, di infibulazione e violenze crudeli. “All’età di 17 anni mia mamma, una bianca italiana, piacentina mi ha insegnato a chiudere le ferite a pulire lo sporco del passato e ad amare le bellezze del mondo” – scrive Blessing nel 2021 – “Tu ai tuoi figli hai insegnato loro come si sogna? come si diventa liberi, autonomi, indipendenti e buoni? Mia mamma ha fatto tutte ’ste cose!”. E poi l’epilogo duro, drammatico, inumano come sussurra lei, perché qualcosa si spezza e Blessing si suicida prima di compiere 29 anni. Dodici anni di amore non sono bastati a superare una vita abusata, Giovanna lo sa e le è impossibile, però, accettare una scelta del genere. Un’intera “comunità matriarcale” si stringe intorno a Giovanna Calciati per dare sostegno, aiutarla e non lasciarla sola, come le amiche di Blessing che “custodiscono pezzi di cuore, immagini e pensieri di mia figlia.” E così la storia di Blessing non finisce con il suo gesto disperato. La sua determinazione, i suoi affetti, il suo impegno ostinato per gli altri perché nessuno viva quello che lei ha vissuto, le mail, i suoi appunti, i suoi scritti, i suoi 37 quaderni di poesie vengono letti, ordinati, scelti e si trasformano in un libro, per non sparire. Leggete le sue poesie. Sono come messaggi all’interno di una bottiglia gettata in un mare in tempesta, veri, a tratti pieni di vita a tratti dolenti, sognando che qualcuno li trovi, che qualcuno comprenda, che qualcuno scopra le risposte cercate, ora “…per aiutare chi sta male come me”.





