Quest’anno la Targa Tenco per la migliore opera prima, per l’album Mi piace, è stata assegnata alla talentuosa, eclettica e penna interessantissima Anna Castiglia, già vincitrice, con il brano “Ghali”, della XXXV edizione di Musicultura. Nascita catanese, diploma EsaBac al liceo linguistico, che ha influito nel suo modo di scrivere e di percepire la musica sottolinea, poi Torino, Milano dove attualmente vive per continuare a fare, alla grande, quel che ha iniziato a 10 anni: scrivere canzoni e suonare la chitarra classica. Il primo brano per il compleanno di Paola, la sua miglior amica alle elementari, poi tanti altri e oggi l’album d’esordio, che non è un concept, ma una narrazione cronologica come ci racconta.
Anna cresce in un ambiente artistico, un privilegio lo definisce lei: papà e mamma facevano teatro, la sorella gemella apprende arti circensi nel capoluogo piemontese ed è lì che a 18 anni Anna Castiglia, decide di trasferirsi per iscriversi a una scuola di musical. Per «dare una chance all’arte» come ama dire. Oggi è impegnata in un tour fitto di date ( che il 14 ottobre la porta anche a Tunisi) e dal 2 al 5 ottobre viene premiata al Mei (Meeting delle Etichette Indipendenti) di Faenza (Ra) come artista emergente dell’anno. Di recente l’abbiamo anche vista alla Notte della Taranta (con “Beddha ci dormi” un brano della tradizione salentina).Intanto accarezza anche l’idea di prendersi una pausa per scrivere e per fare tesoro di questi mesi preziosi condivisi insieme alla sua band. Perché la musica è “collettività” come ripete spesso la cantautrice siciliana dietro un paio di occhiali che la caratterizzano e che custodiscono un bel messaggio. Per le donne, soprattutto, e le nuove generazioni.
«Anna, cantautrice demodé convinta che basti una chitarrina o una filastrocca in rima per vincere una Targa Tenco a caso» dice la voce fuori campo nel divertentissimo video di presentazione dell’album Mi piace. Un presagio?
Soprattutto una presa in giro nei miei confronti; è stata una circostanza divertentissima. L’ha scritta Zavvo Nicolosi, il regista, ed è stato assurdo quando si è avverato. Non so se ringraziarlo o no (ride, ndr).
Dodici brani, tra cui uno intitolato “Ghali” per parlare del contemporaneo anche artistico. Una curiosità, lui ti ha detto qualcosa?
Il mio ex coinquilino lavora con lui, lo abbiamo videochiamato. Ghali Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivistaQuesto articolo è riservato agli abbonati
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