L'internazionale sovranista non ha mai nascosto la propria allergia per la transizione ecologica e tutto ciò che è green. Il matrimonio di interessi tra il mondo fossile e i partiti di ultradestra è ormai un fatto compiuto. L’Italia di Giorgia Meloni, nel 2025, non fa eccezione. Diffidenza verso le rinnovabili, dichiarazioni d’amore a petrolio e gas, flirt con il nucleare: ecco la ricetta del governo in tema di ambiente e clima. Da una parte un esecutivo che si barcamena tra inattivismo, scetticismo e negazionismo climatico. Dall’altra, chi non si arrende al business as usual: movimenti, associazioni e comitati che da anni si battono per la giustizia climatica. Fridays for future e Ultima generazione riempiono ancora le piazze, Legambiente, Greenpeace e Wwf denunciano gli errori del governo, i comitati locali resistono contro grandi opere inutili e dannose per i territori.
L’Unione europea è chiara: per contenere l’aumento delle temperature dobbiamo tagliare le emissioni del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Una necessità storica: il pianeta si adatterà comunque, ma l’umanità rischia di andare a sbattere contro un vicolo cieco. Le rinnovabili restano lo strumento principale, eppure l’esecutivo guidato dalla pasionaria di Garbatella non sembra preoccuparsi del futuro dei propri nipoti.
Secondo Legambiente, il governo sta accumulando troppi ritardi sulle energie pulite. Nel rapporto Scacco matto alle rinnovabili 2025 si stima che, con i ritmi attuali, l’Italia raggiungerà l’obiettivo europeo non nel 2030 ma solo nel 2038. Un ritardo che rischia di vanificare gli impegni presi con Bruxelles e costare caro anche sul piano economico. A conferma, anche il Pniec - Piano nazionale integrato energia e clima - è stato giudicato da associazioni e Commissione europea poco ambizioso e troppo sbilanciato su gas e false soluzioni.
Mentre l’Italia arranca, il governo rilancia l’opzione nucleare come panacea di tutti i mali. Ma Legambiente, Wwf, Greenpeace e Kyoto Club hanno bollato il Ddl nucleare approvato a febbraio come una «decisione antistorica e ideologica». Centrali a fissione, anche se di nuova generazione o in formato Smr, restano costose, lente e
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