Come affrontare i nodi del presente e di un Occidente che tradisce i propri valori? Sono i temi del nuovo saggio Cultura è politica, curato da Paola Gramigni e Andrea Ventura. Eccone un estratto

Il momento storico che stiamo attraversando, a detta di molti osservatori, può esser definito come un passaggio d’epoca. I tentativi di rispondere alla crisi dell’ordine globale a guida occidentale, riproponendo muri per arginare flussi migratori e confini geografici per circoscrivere problemi, sono tragicamente antistorici, come anche sterile appare il tentativo di riproporre il terreno della nazione quale perno per fronteggiare questioni che sempre di più investono l’umanità nel suo complesso, e che pertanto solo sulla base di una nuova consapevolezza possono essere affrontate.

Anzi, oggi più di ieri, nel momento in cui le “identità” nazionali di una parte del mondo vengono compendiate e riassunte nella categoria ideologica e metastorica di “Occidente”, abbiamo bisogno di disporre degli strumenti concettuali necessari per il suo superamento, adottando una prospettiva critica, come quella derivante dalla teoria della nascita dello psichiatra Massimo Fagioli, a nostro avviso originale e feconda: oggi o l’umanità realizza su che base tutti i popoli della terra sono pienamente esseri umani, portatori degli stessi diritti, oppure potremmo assistere a conflitti sempre più disastrosi. E qui arriviamo all’altro motivo per cui riteniamo opportuno dedicare un volume alle specifiche implicazioni politiche della teoria fagioliana, che a nostro avviso, svela e distrugge quella matrice culturale che ha portato al dominio dell’Occidente sul mondo, dominio che ha segnato la nostra modernità.

Come è ricordato più volte nel volume, questa matrice, fonte di violenza e oppressione, è in quella scissione proposta dai filosofi greci tra sfera razionale e mondo dell’irrazionale. La troviamo nella filosofia, come anche in tanti miti dell’antichità: dal sacrificio di Ifigenia, a quello di Isacco, a Caino e Abele, Romolo e Remo, quasi a esprimere una condanna storica, o antropologica, dove la realizzazione di qualcuno deve comportare l’assassinio di qualcun altro, dove questo altro da sacrificare è ciò che gli è più caro. Possiamo ravvisare

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