Ben venga Atreju, anzi, raddoppiamola se possibile. Ben venga Atreju per dissipare vicinanze scambiate per opposizione. Ci sono i giovani meloniani che gridano «Bravo!» a Calenda mentre attacca Salvini, chiedendogli di sostituire il leghista nella compagine di maggioranza. C’è Matteo Renzi che improvvisa lazzi con Crosetto e Donzelli.
Come scrive il giornalista Simone Alliva, «Atreju è la foto dell’opposizione italiana: invitata, ordinata, parlante. Sale sul palco della destra, litiga un po’, punge a turno, poi scende. Non sfida il potere: lo arreda».
Ben venga un’altra Atreju, presto, prestissimo, per ascoltare Giorgia Meloni che vorrebbe citare per danni i giudici che hanno fatto rispettare la legge su quell’immondizia legale e morale che sono i centri in Albania. Ben venga Atreju per riportare Meloni al suo primo amore, il fantasy di cui scriveva nel suo blog agli albori di internet: una presidente del Consiglio che emette una contro-sentenza sul delitto di Garlasco per scaldare gli sfinteri è una scena da Checco Zalone.
Ben venga Atreju per sentire una capa di governo invocare il «buon senso» per una famiglia nel bosco, con il retequattrismo da nuovo codice civile e codice penale. Ben venga Atreju per smutandare Meloni nella sua ossessione per Francesca Albanese. Ben venga Atreju per mostrare il suo digrignare di denti verso Elly Schlein, che ha deciso di non essere un complemento d’arredo alla sagra dei Fratelli d’Italia.
Ben venga tutto. Anzi, ne serve di più, ancora di più. Così, anche se la presidente del Consiglio non si degna di parlare con i giornalisti, basterà osservarla alla sua fiera per trarne le conclusioni.
Buon lunedì.
Giorgia Meloni alla manifestazione Atreju Foto Di it:indeciso42 – archivio personale, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=145096404




