«Siete traditori, avete votato al contrario del vostro blog. E avete ammazzato la legge elettorale che noi del Pd abbiamo volto facendo un sacrificio noi che volevamo il maggioritario». «No, voi siete dei vigliacchi, per un feudo di undici seggi siete disponibili ad ammazzare una legge che era condivisa». Ecco bastano queste due frasi, la prima di Ettore Rosato capogruppo Dem, la seconda di Danilo Toninelli del M5s, per comprendere il caos e lo scontro presente oggi alla Camera. I due deputati hanno parlato nel pomeriggio, dopo la sospensione della discussione e dopo l’“incidente” accaduto questa mattina. Non a caso, Emanuele Fiano, relatore del testo di lege, frutto, ricordiamo di un accordo tra i quattro partiti, Pd, Forza Italia, M5s e Lega, questa mattina se n’è uscito con «la legge elettorale è morta». Ma che cos’è accaduto?
Nel primo voto segreto in aula alla Camera, la maggioranza è stata battuta. Si doveva votare un emendamento sul sistema elettorale in Trentino Alto Adige che introduce il riparto proporzionale dei collegi come il Fianum (il testo con relatore Fiano) fa nel resto d’Italia. L’emendamento era stato presentato da Micaela Biancofiore di Forza Italia, sul quale i relatori avevano espresso parere contrario, ma alla fine è stato infatti approvato con 270 voti a favore, 256 contrari e 1 astenuto.
Sul piano politico è uno schiaffo al Pd che si era fatto garante con la Svp del mantenimento del Mattarellum in Trentino Alto Adige. Con il nuovo sistema la Svp prenderebbe infatti meno seggi e infatti non a caso era il quinto partito che sosteneva il Fianum. È qui che è scattato il “giallo” del tabellone. La presidente Boldrini, aveva chiamato la votazione specificando che era a scrutinio segreto. Ma sul tabellone invece di spuntare le palline azzurre, spuntano le palline rosse e verdi, come accade per le votazioni palesi con la possibilità di identificare il voto. Si scorgono così dei voti favorevoli nei banchi del Pd e di Fi. Poi, dopo che qualcuno si era accorto dell’errore, si è rimediato ma è bagarre.
La presidente Laura Boldrini al momento della ripresa della discussione in aula, ha detto che «c’è stato un errore materiale, non lo nego, c’è stato e mi dispiace che sia accaduto». Per Biancofore iniziano ore di fuoco. «Ora qualche servo sciocco sta chiamando Berlusconi per dire che per colpa mia salta l’accordo, ma proprio Berlusconi mi ha insegnato il senso di giustizia e della libertà e in Trentino si stava verificando una situazione ingiusta. Se vogliono che me ne vada trarrò le mie conseguenze. Mi devono ringraziare perché così l’M5s ratifica l’accordo che altrimenti sarebbe saltato oggi pomeriggio sulle preferenze, invece così viene meno solo una parte, un emendamento localistico. Il mio gruppo nella sostanza era d’accordo, ed anche Brunetta ha detto che si faceva fatica a votare contro. Questa era la battaglia della mia vita».
Peccato però che per quell’emendamento sia saltato tutto, con toni incandescenti. Alla fine sia Brunetta di Fi che Lorenzo Dellai del Centro democratico chiedono un rinvio in Commissione. «La Caporetto dell’accordo tra quattro partiti non è la Caporetto della politica e del parlamento», ha detto Dellai. Il carattere da gioco delle parti dell’accordo tra i quattro è stato messo in evidenza dagli altri partiti come Sinistra italiana che attraverso Giulio Marcon ha proposto di andare avanti in Parlamento, niente ritorno in Commissione. «Non vorrei che fosse un pretesto per una drammatizzazione. Noi aspettiamo che il Parlamento approvi la nuova legge elettorale ed eserciti il suo voto. Se il Pd ha il coraggio di confrontarsi con i parlamentari invece che decidere nel chiuso delle stanze con pochi leader», ha detto Marcon il quale ha anche svelato che il Pd sapeva benissimo che il M5s avrebbe votato a favore dell’emendamento di Biancofiore. Dunque, i franchi tiratori sono tutti tra le fila del Pd e di Forza Italia. E allora di che si parla?