Una spedizione punitiva in stile Ventennio sul litorale romano: quindici contro uno. Siamo a Ostia, anno 2017 inoltrato. Ma per chi fa parte di CasaPound il tempo non sembra passare mai (nonostante l’uso dei social e dei video come strumento di propaganda; del resto, Isis docet). Le vittime prescelte dal manipolo di energumeni sono stati degli inermi venditori di oggetti da spiaggia. L'”eroico gesto” è stato ripreso con uno smartphone e pubblicato dagli stessi autori. Nel video si vedono una quindicina di militanti di CasaPound, con tanto di pettorine rosse, in servizio di ronda che intimano di allontanarsi dall’arenile ai venditori che di volta in volta incontravano. In bella mostra, fiero, c’è Luca Marsella, responsabile di CasaPound Italia. Racconta di essere stato contattato da numerosi bagnanti e commercianti della zona infastiditi da questa economia abusiva. Nel video viene denunciata da CasaPound anche l’annosa questione dei bagni chimici la cui «presenza nasconde il panorama delle spiagge ai passanti, senza contare che tra qualche giorno puzzeranno».
Il blitz arriva dopo una serie di azioni a sfondo razzista avvenute nella Capitale. Una decina di giorni fa a Tor Bella Monaca un cittadino italiano di origini bengalesi che aveva ottenuto l’alloggio nelle case popolari è stato aggredito da quattro persone. Howlader Dulal, 52 anni, impiegato in un ristorante di Prati, dopo una lunga attesa in graduatoria, aveva ottenuto una casa avendone tutti i requisiti: in Italia da 26 anni, un figlio disabile e lui cardiopatico. Dulal si trovava nel suo nuovo quartiere e ha chiesto indicazioni a quattro ragazzi italiani per raggiungere il suo appartamento. Per tutta risposta è stato picchiato, gli è stato intimato di non farsi vedere più, di «tornare al suo Paese», di «lasciare le case agli italiani» perché «noi qui i neri non li vogliamo». Anche questo è un ever green. E CasaPound ha voluto fornire il suo interessante commento alla vicenda: «Se queste cose accadono è perché gli italiani sono esasperati, le graduatorie a cui ha attinto, così come altri stranieri, partono da leggi che sono antinazionali, leggi che risalgono a 10 anni fa e che mettono in pole position i cittadini non italiani». Ma si tratta di un’affermazione falsa poiché come abbiamo detto Dulal è un cittadino italiano. Duro da digerire per chi ragiona (si fa per dire) in termini di colore della pelle.
Dulal non è il primo a subire violenze per il solo fatto di aver ricevuto un alloggio nelle case popolari. Nel dicembre scorso a San Basilio gli abitanti si sono rivoltati contro l’assegnazione di una famiglia marocchina, costretta a cambiare quartiere. Mentre a gennaio in via Montecucco una famiglia egiziana è stata cacciata dalle case popolari, dove un picchetto di CasaPound e Forza Nuova ha bloccato l’ingresso alla famiglia egiziana che aveva regolarmente ottenuto l’appartamento.
Sempre CasaPound si è resa protagonista delle manifestazioni contro la legge sullo Ius soli, il diritto alla cittadinanza per i figli nati in Italia, degli immigrati. Il 15 giugno nelle strade di Roma hanno sfilato in 200. Nello stesso giorno (in realtà di notte), a Milano, i loro “colleghi di Forza Nuova hanno pensato bene di attaccare al muro della sede Anpi un manifesto a suo modo esilarante, in cui hanno voluto ribadire la loro contrarietà all’approvazione di questa legge: «Italiani si nasce, non si diventa». Che poi è proprio l’essenza della norma in discussione al Senato. Ma forse, poiché è il punto cardine di una legge di civiltà, per costoro si tratta di un concetto troppo complicato.