C’è un reato che non è reato. Si consuma sottovoce. E chi lo commette non se ne rende nemmeno conto: è il cretinissimo favoreggiamento sociale alla mafia. Un reato che difficilmente verrà mai scritto ma che, in un Paese normale, dovrebbe essere censurato dal senso di opportunità.
Siamo a Bitonto, non molto lontano da Bari. Qui la mafia si fa sentire e inevitabilmente alcuni dei suoi beni sono stati confiscati (evviva!) e riassegnati a uso sociale (evviva di nuovo): rea questo c’è un appartamento di un condominio in via Muciaccia, sarà la base di un progetto di vita autonoma per cinque ragazzi disabili. Cose belle, insomma.
I nuovi inquilini di Libera hanno pensato bene di appendere uno striscione. Una cosa semplice: “Ieri mafia, oggi Libera, domani liberi”.
Ma i vicini di casa, quelli dello stesso condominio, hanno pensato bene di lamentarsi. Alcuni sottovoce mentre altri sono andati direttamente in municipio per manifestare tutto il loro disappunto. Mica per la mafia, no: per lo striscione. “Danneggia l’immagine della palazzina”, hanno detto i focosi inquilini, preoccupati più di non infastidire i mafiosi che altro.
“Certamente i condòmini che si sono lamentati non appartengono a famiglie mafiose, ma evidentemente non hanno apprezzato tutta quella pubblicità involontaria. Che invece è stata utile – commenta il referente pugliese di Libera – in modo che il territorio sapesse che lì si stava facendo un campo di Libera e che quello è un bene confiscato. Abbiamo spiegato che non volevamo creare problemi, ma in fondo parliamo di un telo che è stato lì per due giorni, volevamo dare un segno al territorio. Purtroppo questa è la conferma che molti italiani provano fastidio ad avere fastidio”.
Ecco qui. Ecco tutto.
Buon lunedì.