Alla fine Giuliano Pisapia non è riuscito a trattenersi e ha risposto all’accelerazione di Roberto Speranza di Mdp con una brutta uscita che tradisce un’insofferenza antica: dice che non vuole fare un “partitino al 3%” ed è una risposta degna di qualche bullo toscano piuttosto che la posa di chi si è sempre professato “gentile”. La distanza che si “sentiva” ora è tutta emersa e manifesta. Ed è meglio così.
Già in Parlamento i “pisapiani” di Campo progressista hanno dimostrato di avere una sconsiderata fiducia e una naturale propensione al dialogo per un governo (e una politica) che per altri invece risulta inconcepibile. Posizioni diverse e legittime che evidentemente non risultano conciliabili. Meglio così.
Qualcuno dice che s’è perso troppo tempo (“sei mesi persi” scrive De Angelis su Huffington Post) per tentare di arrivare a una sintesi. Può essere, certo, eppure nessuno può dire (tra gli intellettualmente onesti, intendo) che non si sia fatto tutto il possibile. Qui non attacca la manfrina della “sinistra litigiosa”, no: qui si tratta di avere provato a tenere un campo largo ma con un perimetro ben definito. In questi mesi Pisapia ha camminato sul filo del bordo e quando si è trattato di scegliere è sceso dall’altra parte. Semplicemente. Meglio così.
L’ex sindaco di Milano ha in testa la doppia missione di “ricostruire il centrosinistra” e guarire il Pd: gli altri no. Meglio così.
Ora, magari, sarebbe il caso di evitare di discutere solo di leader (anche se risulta difficile trovarne uno meno tentennante e riluttante) e raccontare le politiche da mettere in campo. Perché ci si è disabituati, ormai, anche solo a immaginarla, la sinistra.
Buon lunedì.