Autunno 1917. L’incrociatore Avrora sparò un colpo a salve dal golfo e iniziò la blokada, l’assedio. Divampò lo sthurm, l’attacco. Nel Palazzo d’Inverno vennero arrestati i membri del Consiglio dei ministri del Governo provvisorio e l’orologio della sala si fermò. Erano le due e dieci minuti, 26 ottobre 1917. In vigore c’era il calendario giuliano: il 24 e 25 ottobre sono i nostri 6 e 7 novembre. Cento anni dopo il tempo ha ripreso a scorrere, i russi l’hanno rimesso in moto: le lancette in mostra al museo dell’Ermitage torneranno a battere per l’occasione. La rivoluzione russa del 2017 è una visita guidata speciale tra le statue e i quadri, in onore dei “dieci giorni che sconvolsero il mondo”, è una serata di gala nella sala da concerto Oktjabr: caviale, strass, champagne, ballerine sulle punte di un musical.
Più a nord, nella capitale le iniziative in giro sono poche, quando si esce e si entra con cappuccini Sturbucks e borse Armani alla fermata della metro Rivoluzione. La rivoluzione russa sarà una mostra inaugurata al Museo Lenin e una alla galleria Tret’jakov, la Nekto, 1917. In cielo nuvole, sotto le nuvole file di nostalgici e turisti stranieri.
I russi non sanno cosa sia la Rivoluzione
L’Istituto sondaggi Ran di Mosca ha chiesto ai cittadini cosa è stata la rivoluzione russa. Per il 32 per cento è stato difficile rispondere, per il 29 per cento ha prodotto bene e male in egual misura. Il resto della percentuale è rimasta spaccata tra condanna e oblio. Revoluzija è perevorot, colpo di stato, una parola che a Mosca ricorda Maidan, Ucraina e Alekej Novalnij, l’oppositore che ha tentato di organizzare una protesta nazionale il 7 ottobre, giorno del compleanno di Putin, l’uomo del Gasudarstvo, dello Stato, sostantivo che in russo deriva da sudar, monarca.
Più che alle commemorazioni bolsceviche, le persone si radunano per protestare in questi giorni davanti alle sale dei cinema dove viene proiettato il film Matilda, sull’amore adulterino dello zar Nicola II e una ballerina polacca. Tra qualche giorno, cento anni dopo il mese più rosso, il primo canale russo TV1 trasmetterà una serie su Trozkij, vecchio nemico pubblico riabilitato a puntate. Due guerre mondiali e una fredda dopo, l’inizio della storia sovietica si può riscrivere col silenzio, senza la pompa magna riservata ogni anno dal governo al 9 maggio, giorno della vittoria sovietica sulla Germania nazista.
A Mosca, dove Putin non festeggia
Al numero 31 della Leningradskij prospekt, c’è il grattacielo di vetro e lusso del Renassaince Moscow Monarch Center. Eliminate le ultime due parole all’ingresso, si battezzerà per una notte sola Renassaince Moscow, quando stasera arriveranno i membri del Kprf, il partito comunista russo, per festeggiare la memoria dei bolscevichi nelle sale a quattro stelle. Sfileranno in centro città i comunisti del partito di Gennady Zhuganov, con medaglie d’oro e polvere, nastri rossi di un’altra epoca, capelli bianchi.
Il partito comunista, unico vero organizzatore delle marce della memoria di oggi, ha accusato il governo di distrarre volontariamente la pubblica opinione dal centenario della rivoluzione bolscevica, dicendo che solo un terzo della popolazione ha notato la data sul calendario. Lo ribadisce e lo conferma con un report appena pubblicato: Cento anni dopo: la rivoluzione non dimenticata, in cui ci sono i risultati di un sondaggio condotto lo scorso settembre, secondo cui il 58 per cento dei russi non sapeva che la data del centenario si avvicinava.
Alla celebrazione del centenario del 1917 in Russia, il presidente non parteciperà. Putin all’ultima riunione a Valdai ha ricordato «quanto ambigui siano stati i vantaggi della rivoluzione del 1917, quanto simili le conseguenze positive e negative», quanto migliore sia «un percorso di evoluzione e non rivoluzione, per cambiare gradualmente, senza distruggere lo Stato e milioni di vite». Lui non ama le rivoluzioni. Non le approva. E non ama l’uomo che ha iniziato quella russa, anche se questo Putin, allevato nella culla poligono del Kgb comunista, non sarebbe mai esistito senza quel Lenin. In Urss, per quasi 80 anni di fila, soldati e alloro, bandiere e fuochi d’artificio, i membri del partito hanno ricordato il giorno in cui i bolscevichi cambiarono il mondo. In Russia nel 2017, nella stessa Piazza Rossa, un Vladimir rimane dentro al Cremlino, un Vladimir nel Mausoleo.
I rigurgiti della destra
Alla vigilia delle celebrazioni del centenario della rivoluzione russa ci sono stati più di duecento arresti a Mosca, a Piazza del Maneggio. In totale, in tutto il Paese, sono finiti in carcere 380 attivisti del collettivo di destra Artpodgotovka, “allenamento all’artiglieria”. Ne zdem, a gotovimsja. Non aspettiamo, prepariamoci, era lo slogan della protesta rivolto contro un uomo solo, che governa lo stato più esteso del mondo e oggi non partecipa alle marce in memoria.
È Vyacheslav Maltsev il leader russo di Artpodgotovka, un gruppo che esisteva solo sui social network, prima delle retate di questo weekend moscovita. Maltsev dal 2013 promette sul web la “rivoluzione 2017”. Ha un programma che si chiama Plachie novosti, cattive notizie, sul social russo Vkontakte ed è un ex membro della Duma regionale. Dichiaratosi oppositore di “Putin e del suo stato mafia”, è stato arrestato a Saratov nel 2017. Dopo la prigione, è andato a Parigi, ha cominciato a postare video su youtube, si fa autoscatti con scritte come: “l’assenza di giustizia è la via diretta per la rivoluzione”.
Il “terrorismo telefonico”
In Russia, ultimamente, da quando si avvicina il centenario della rivoluzione, nelle stazioni, nei cinema, nei luoghi pubblici, i telefoni squillano ininterrottamente: 70mila persone sono state evacuate in nove città. Gli scherzi al telefono, quello che le autorità bollano come “terrorismo telefonico”, sono aumentati nei giorni precedenti all’anniversario cerchiato di rosso. In stazioni, metro, centri commerciali, alberghi, gli allarmi bomba alla cornetta, dall’11 settembre al 6 novembre, sono stati 2900 in 180 città, la metà sono avvenute a Mosca.
A Mosca, dove proprio allo scoccare dell’anniversario, “il sarcofago col cadavere in Piazza rossa” è diventato una questione da risolvere: lo rende noto al presidente russo il leader ceceno Ramzan Kadyrov. Anche la Paris Hilton russa, l’it girl dei reality, la candidata “contro tutti”, Ksenia Sobchak, si è espressa. Senza idee politiche, senza programma elettorale, ha smalto sulle unghie, miliardi in banca e una promessa: «se fossi eletta, ordinerei subito di rimuovere la mummia dal Mausoleo e di seppellirla».
Qui il calendario di Guido Carpi, un anno rivoluzionario e qui la sua storia della rivoluzione russa