Togheter we rise, insieme ci solleviamo. Si avvicina l’anniversario del 21 gennaio, per ricordare l’ultimo, quello del 2017, data storica per gli Stati Uniti d’America: il giorno della più grande manifestazione spontanea mai ricordata. Erano passate solo 24 ore dall’inaugurazione: Donald Trump era appena diventato presidente degli Stati Uniti e un mare di persone decise di urlare il proprio dissenso con coraggio, riversandosi per le strade, in difesa dei diritti delle donne, dei migranti, dei lavoratori.
Esattamente 365 giorni dopo quell’incendio spontaneo di volontà collettive, gli organizzatori della protesta hanno capito che l’indignazione deve trovare una tattica di lotta concreta verso il cambiamento. L’energia del movimento della Women March deve trasformarsi in strategie per il 2018 e quest’anno la manifestazione si chiamerà “Power to the polls”, potere ai seggi, potere agli elettori. Insomma, ai cittadini.
«L’anno scorso era molto rilevante per noi essere nella capitale, Washington D.C., per mandare questo messaggio: siamo tutti uniti» ha detto una delle fondatrici della Women March, Lindra Sarsour. «Il 2018 è arrivato, dobbiamo essere strategici sul messaggio da mandare adesso. Deve essere un messaggio forte, le donne dovranno vincere battaglie elettoralmente, abbiamo scelto di farlo in uno Stato rilevante da questo punto di vista».
Quest’anno toccherà a Las Vegas, in Nevada, proprio dove è avvenuta la più grande sparatoria di massa d’America, dove la popolazione alle ultime elezioni presidenziali aveva scelto in maggioranza Hillary. Dove gran parte della popolazione è fatta di migranti, dove molti di loro, residenti nella città americana ma cittadini di El Salvador, vivono con la paura di essere deportati nel settembre 2019, perché il presidente Trump proprio la settimana scorsa ha revocato loro lo status di rifugiati e il diritto di asilo politico.
Domenica 21 gennaio si avvicina e, alle prime ore del mattino, chi vorrà cambiare lo stato dell’arte e della politica a stelle e strisce, parteciperà al raduno che inizierà al Sam Boyd stadium di Las Vegas. «Durante l’anno abbiamo marciato, scritto striscioni, protestato, occupato municipi, tutto questo culminerà in questo momento, nell’anniversario della marcia delle donne, quando trasformeremo il nostro potere collettivo in un’ondata di potere politico» ha detto uno dei co-fondatori del movimento, Bob Bland. Sono duecentocinquanta le marce attese domenica prossima, accadrà in Tailandia fino in Zambia, in Australia, e anche in Italia. A Roma, Milano, Firenze.