«È deplorevole»: sono sufficienti due parole a Paolo Brieda, consigliere del direttivo dell’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned) di Pordenone, per esprimere l’umore di un figlio di un deportato nel campo di concentramento di Buchenwald che deve assistere all’organizzazione di un concerto neonazista in un circolo privato del vicino comune di Azzano Decimo. Proprio nel giorno della memoria, in cui si ricordano le milioni di vittime dell’Olocausto, decine di persone si incontreranno per cantare e ballare sulle note di testi antisemiti. Sono band neonaziste, neofasciste, provenienti da vari posti d’Europa: Francia, Germania, Finlandia e Italia.
«Il fatto di Azzano è deplorevole. Fanno un concerto di questo genere proprio nel giorno della memoria, ma sarebbe uguale anche se non fosse il 27 gennaio. Anche se è organizzato privatamente, è ugualmente deplorevole. La prefettura dovrebbe intervenire: hanno detto che loro non possono intervenire perché quella manifestazione si svolge in un luogo privato. È una cosa che va contro la morale, bisognerebbe intervenire ugualmente. Noi siamo indignati, non sta né in cielo né in terra. Io non so bene chi siano queste persone qua, non volgiamo proprio entrare in contatto con loro: band neonaziste e neofasciste. Francesi, finlandesi, tedesche, italiane. Queste sono reminiscenze neofasciste: in Italia dovrebbero essere perseguitati. Per legge». Leibstandarte e la Via Dolorosa, sono due tra le band del National Socialist Black Metal che si esibiranno al circolo privato Club Langbard. Con testi inneggianti a Hitler, all’Olocausto, all’odio razziale e all’omicidio.
Continua Paolo Brieda dell’Aned: «Io non voglio più neanche sentirne parlare di questa roba qui. Perché dà fastidio a livello psicologico. Il prefetto ha detto che non può farci niente, non è una cosa da poco. Lo saprà lui il perché. Io penso che qualcosa possa farci. Io sono figlio di un deportato; mio padre è stato nel campo di concentramento di Buchenwald per sei mesi; il presidente dell’Aned Pordenone, Eliseo Moro, è stato deportato a Dachau. Non possiamo sentire che ad oggi accadano e si organizzino queste cose. Se in una bisca clandestina si pratica il gioco d’azzardo, si può intervenire. Non vedo perché allora non si possa intervenire di fronte a questa situazione».
E conclude, al termine di una partecipazione a una conferenza organizzata in una scuola friulana: «Dobbiamo andare avanti puntando sulle scuole, è essenziale: abbiamo visto che i giovani sono molto partecipi, soprattutto quando parlano con un deportato, quando davanti a loro c’è una persona che ha vissuto nel campo di concentramento. Anche quando per motivi di salute i testimoni non potranno più presenziare, noi continueremo: abbiamo registrato tutto. È stato fatto un lavoro di archivio molto accurato. È un lavoro didattico che andrà avanti».