Piuttosto che scrivere sul 25 aprile oggi, di questi tempi varrebbe la pena leggere, studiare, ostinatamente ricordare, ricordare ad alta voce, resistere all’intossicazione che qualcuno insiste nel propagare per rammollire la Storia e così anche i valori di quella Storia e della Resistenza.
Nel 2004 Giorgio Bocca scriveva:
«C’è da mesi una campagna di denigrazione della Resistenza: diretta dall’alto, coltivata dai cortigiani. Il loro gioco preferito è quello dei morti, l’uso dei morti: abolire la festa del 25 aprile e sostituirla con una che metta sullo stesso piano partigiani e combattenti di Salò, celebrare insieme come eroi della patria comune Giacomo Matteotti ucciso dai fascisti e il filosofo Gentile, presidente dell’accademia fascista, giustiziato dai partigiani, onorare insieme le vittime antifasciste della risiera di San Sabba e quelle delle foibe titine. Proposte da comitati di reduci che evidentemente non hanno mai sentito parlare dei lager in cui i fascisti, prima e dopo l’armistizio, hanno chiuso decine di migliaia di cittadini colpevoli unicamente di essere di etnia slovena. L’argomento delle nostre deportazioni è talmente poco conosciuto che il presidente del consiglio Berlusconi può permettersi di parlare di un Mussolini che «mandava gli antifascisti in vacanza sulle isole». L’uso dei morti per dimostrare che le idee per cui morirono gli uni si equivalgono a quelle per cui morirono gli altri è inaccettabile. La pietà per i morti è antica come il diritto dei loro parenti e amici a piangerli, ma non è dei morti che si giudica, ma di quando erano vivi e stavano al fianco degli sterminatori nazisti. Ricostruiamo l’unità della patria, dicono, dimentichiamo la guerra civile, sostituiamo alle fazioni la unità della democrazia. Ma la democrazia dov’è? Che democrazia è questa autoritaria che si va affermando nel nostro Paese? Ai suoi sostenitori basta che il governo non apra i suoi lager, che non fucili gli oppositori, che non soffochi tutte le voci critiche per gridare che la democrazia è salva. Ma la mutazione autoritaria è sotto gli occhi di tutti, anche dei rassegnati o indifferenti: i personaggi della televisione invisi al potere cacciati o tacitati, gli autori di libri all’indice berlusconiano esclusi dalla televisione e ignorati dai giornali (…). E anche la corruzione più pesante e sfacciata, i prestiti bancari, i ricatti della pubblicità, le concorrenze mafiose».
Lo scriveva 14 anni fa. Se notate che sia ancora terribilmente attuale avete il senso di quanto ciò che abbiamo fatto non sia abbastanza.
Buon 25 aprile.