Lei si chiama Chelsea, ma i suoi compagni di classe la chiamano «la nostra Jane Austen». Ha origini filippine e frequenta la prima superiore di un istituto della periferia romana. Che disastro le scuole di periferia, che disastro i ragazzi che frequentano le scuole di periferia, eppure stare in mezzo a quei ragazzi è tutta un’altra cosa. Bisogna trovare però il modo di stare in mezzo a loro. Bisogna liberarsi di pregiudizi e preconcetti e ascoltare quello che hanno da dire. Così come hanno fatto i compagni di classe di Chelsea, che si rapportano a lei senza pregiudizi. O forse loro i pregiudizi non li hanno mai avuti. Loro che stanno a due passi dal quartiere Tor Pignattara, un quartiere multietnico di Roma, parlano di bellezza del diverso.
«Voglio imparare dagli altri e apprezzare di più quello che non conosco – racconta Vincenzo, uno degli amici di Chelsea -, quando non conosco qualcosa mi viene spontaneo fare domande per capire meglio». Anche noi di Left ci siamo tuffati in questa scuola di periferia per capire meglio questi adolescenti, mettendo da parte i pregiudizi: che hanno pochi interessi, poca voglia di fare e che in classe fanno un gran casino. Una cosa è vera, in classe fanno un gran casino e a volte l’interesse di frequentare la scuola lo perdono. I dati ci dicono che il 14 per cento degli studenti, soprattutto nel sud d’Italia e soprattutto i ragazzi abbandonano precocemente gli studi. L’obiettivo fissato dall’Europa è quello di scendere sotto il 10 per cento entro il 2020. Perché si perde questo interesse?
«Tra le cause che possono portare un ragazzo o una ragazza ad abbandonare la scuola c’è da considerare il disagio psichico. Bisogna tener conto del fatto che il periodo della scuola coincide per un lungo tratto con il periodo dell’adolescenza, che è un momento delicatissimo, dove la crisi è inevitabile: il corpo si trasforma, così come si rivoluzionano le relazioni personali. Cambia il rapporto con i genitori; cambia il rapporto con gli amici; cambia il rapporto con i professori. E spesso…