Massimo D’Alema cammina nella piazza de’ Priori di Volterra, si guarda intorno con il suo fare, più ironico che sprezzante. Ripensa – lo sappiamo – ai suoi anni giovanili, quando il partito, il Pci, gli impose un matrimonio, celebrato proprio lì, nel palazzo comunale, dal sindaco di allora, Mario Giustarini. Sarà lo stesso D’Alema a ricordarlo, all’inizio della presentazione di Frazioni e Sezioni. Racconti di scuola e di politica, scritto da Angelo Frosini.
Aveva ventun anni D’Alema, era capogruppo in consiglio comunale a Pisa, davanti al suo omologo democristiano, Alessandro Faedo, che era rettore. Uno studentello contro la massima carica universitaria, e fin qui tutto bene. Solo che il partito gli impose di sposarsi: Pisa era una cittadina di provincia, molto ben pensante, non avrebbe tollerato la sua convivenza con una ragazza che, tra l’altro, era molto più giovane di lui. Insomma storie di altri tempi, ma che testimoniano la differenza con l’oggi, con quello che D’Alema, (candidato di Leu alle politiche e non eletto, ndr) chiama vuoto, assenza, soprattutto nei partiti della sinistra.
Non è la prima volta che la sinistra ha un arresto o, come nelle recenti elezioni, una sconfitta cocente. Le sembra che adesso ci sia una novità?
Abbiamo avuto momenti analoghi, ad esempio nel 1994 quando – e nessuno se lo aspettava – fummo travolti dallo tsunami Berlusconi, ma nel giro di tre mesi avevamo cambiato tutto, a cominciare dal nostro gruppo dirigente. Subito dopo aprimmo un dialogo con la Lega, che allora era Umberto Bossi, e, di lì a due anni, Berlusconi fu sconfitto, anche perché la Lega si presentò da sola.
Qual era la differenza? È che allora c’era un partito, un gruppo dirigente, c’era un’azione politica organizzata, che si assunse le sue responsabilità, che fece la sua analisi e decise una strategia: questa è Politica. Animata appunto da passioni, ma concreta, fatta di accordi e a volte di compromessi, ma anche di rispetto reciproco.
Nel libro di Frosini le pagine più belle…