La proposta di legge quadro regionale in tema di vaccinazione, presentata dall’M5s al consiglio regionale del Lazio, con primi firmatari Davide Barillari e Roberta Lombardi, vieta (senza nessuna base scientifica a sostegno, ndr) qualsiasi vaccinazione nel primo anno di vita, mentre attualmente ne sono previste per obbligo dieci (art. 3); fa appello ai benefici di una generica buona nutrizione come alternativa preventiva alla vaccinazione, riguardo alla quale i genitori devono essere correttamente informati (art.7); infine, nell’art. 11, il più discusso, al comma 2 viene previsto un periodo di quarantena da quattro a sei settimane per i bambini vaccinati con un virus attenuato, mentre al comma 3 viene ribadito che cura della scuola è garantire che non vi siano discriminazioni, nel formare le classi, tra vaccinati e non vaccinati. Inoltre, sempre in questo articolo, si stabilisce che, per sottoporsi ad una vaccinazione, è necessario un percorso personalizzato, da realizzare obbligatoriamente con i medici delle Asl, in cui tener conto della più rigorosa anamnesi del vaccinando e di quella di tutti (?) i suoi parenti più stretti. Tutti, in ogni caso, per vaccinarsi avranno bisogno di un nulla osta rilasciato dalla Asl, entro le 48 ore precedenti la vaccinazione Non è difficile immaginare le Asl intasate da questo. La vaccinazione poi, e ci mancherebbe altro, viene vista come un fatto che deve essere affrontato con la più scrupolosa informazione, soppesando col bilancino tutti i pro e tutti i contro, che verranno valutati nel corso dell’iter personalizzato, che, anche qualora intrapreso, deve poter essere abbandonato facilmente al minimo segno di volontà in tal senso da parte dell’interessato. Sembra, quindi, tutto un voler penalizzare per via burocratica chi intende ricorrere alle cure tradizionali, alla faccia della libertà di scelta.

Ma per quello che riguarda la quarantena per i vaccinati con virus attenuato, c’è anche una pretesa di scientificità. La vaccinazione con virus attenuato è quella della varicella, una malattia che si contrae per virus aereo (VZV, Virus Zoster Varicellae), che colpisce soprattutto i bambini tra i 5 e i 10 anni, ma che può restare latente per decenni e colpire più pericolosamente da adulti, con l’Herpes Zoster, detto anche Fuoco di Sant’Antonio. Il tasso di mortalità va dallo 0,5 su 100.000 casi in epoca pre-vaccinale, a un tasso 5-7 volte maggiore in adolescenza, 10-15 volte maggiore in età adulta, fino ad un tasso 100 volte maggiore, se contratto da anziani. La malattia, particolarmente pericolosa in generale se contratta da adulti, lo è ancora di più se contratta in gravidanza, per la donna e per il rischio che possa trasmettersi al feto.

Ora, chi viene vaccinato con un virus attenuato può sviluppare rash cutaneo, con delle pustole da cui può fuoriuscire un liquido, che può portare al contagio. Ebbene, l’OMS ha riscontrato nel mondo, in trent’anni, non più di nove casi di persone che hanno contratto il virus della varicella da persone vaccinate, e non si trattava di giovani vaccinati- il rash cutaneo è più probabile in soggetti anziani, immunodepressi, etc.-. Inoltre, solo tre dei nove casi citati hanno sviluppato un Herpes Zoster.

Nove casi riscontrati in trent’anni di impiego del vaccino, su soggetti non giovani, non sembrerebbero francamente giustificare una quarantena su soggetti in età scolare o pre-scolare. O perlomeno, le indicazioni a favore di una possibile quarantena dei vaccinati contro la varicella, così come quelle a favore di una possibile scelta di non vaccinarsi affatto, sembrerebbero di gran lunga inferiori a quelle sull’opportunità di vaccinarsi comunque.

A questo proposito va ricordato che l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di non avviare campagne di vaccinazione di massa in bambini sotto i due anni di età, se non si è sicuri di raggiungere una copertura di gregge dell’85-90%, perché, in tal caso, la circolazione del virus tra la percentuale di persone rimaste scoperte in età adulta rischierebbe di essere più perniciosa.

Il che, ovviamente, è da leggersi più come un incentivo a vaccinarsi contro la varicella, che non come il contrario. I Paesi che non possono assicurare una copertura dell’85% ad una campagna di vaccinazione di massa, sono quelli con un sistema sanitario gravemente carente.

Per quanto concerne poi, in linea più generale, le vaccinazioni entro il primo anno di età, queste sono consigliate proprio per via del fatto che il sistema immunitario non è ancora formato ed ha dunque bisogno di essere sostenuto. L’unica controindicazione, anche qui, riguarda il vaccino con virus attenuato, la cui efficacia potrebbe essere ridotta, nei primi dodici mesi, dalla presenza di alcuni anticorpi materni. Ma è già previsto dalla normativa vigente che il vaccino quadrivalente MPRV (morbillo, parotite, rosolia e varicella) non sia effettuato prima dei dodici mesi di età. Sono queste le linee guida in materia dell’OMS e del nostro Istituto Superiore di Sanità.

A proposito: lo scorso anno nel Lazio, nonostante tutto, la copertura delle vaccinazioni obbligatorie è stata pari al 97%. Controindicazioni? Nessuna. Motivo in più per non intervenire con una legge, a dir poco, piena di contraddizioni.

La proposta di legge quadro regionale in tema di vaccinazione, presentata dall’M5s al consiglio regionale del Lazio, con primi firmatari Davide Barillari e Roberta Lombardi, vieta (senza nessuna base scientifica a sostegno, ndr) qualsiasi vaccinazione nel primo anno di vita, mentre attualmente ne sono previste per obbligo dieci (art. 3); fa appello ai benefici di una generica buona nutrizione come alternativa preventiva alla vaccinazione, riguardo alla quale i genitori devono essere correttamente informati (art.7); infine, nell’art. 11, il più discusso, al comma 2 viene previsto un periodo di quarantena da quattro a sei settimane per i bambini vaccinati con un virus attenuato, mentre al comma 3 viene ribadito che cura della scuola è garantire che non vi siano discriminazioni, nel formare le classi, tra vaccinati e non vaccinati. Inoltre, sempre in questo articolo, si stabilisce che, per sottoporsi ad una vaccinazione, è necessario un percorso personalizzato, da realizzare obbligatoriamente con i medici delle Asl, in cui tener conto della più rigorosa anamnesi del vaccinando e di quella di tutti (?) i suoi parenti più stretti. Tutti, in ogni caso, per vaccinarsi avranno bisogno di un nulla osta rilasciato dalla Asl, entro le 48 ore precedenti la vaccinazione Non è difficile immaginare le Asl intasate da questo. La vaccinazione poi, e ci mancherebbe altro, viene vista come un fatto che deve essere affrontato con la più scrupolosa informazione, soppesando col bilancino tutti i pro e tutti i contro, che verranno valutati nel corso dell’iter personalizzato, che, anche qualora intrapreso, deve poter essere abbandonato facilmente al minimo segno di volontà in tal senso da parte dell’interessato.
Sembra, quindi, tutto un voler penalizzare per via burocratica chi intende ricorrere alle cure tradizionali, alla faccia della libertà di scelta.

Ma per quello che riguarda la quarantena per i vaccinati con virus attenuato, c’è anche una pretesa di scientificità. La vaccinazione con virus attenuato è quella della varicella, una malattia che si contrae per virus aereo (VZV, Virus Zoster Varicellae), che colpisce soprattutto i bambini tra i 5 e i 10 anni, ma che può restare latente per decenni e colpire più pericolosamente da adulti, con l’Herpes Zoster, detto anche Fuoco di Sant’Antonio. Il tasso di mortalità va dallo 0,5 su 100.000 casi in epoca pre-vaccinale, a un tasso 5-7 volte maggiore in adolescenza, 10-15 volte maggiore in età adulta, fino ad un tasso 100 volte maggiore, se contratto da anziani. La malattia, particolarmente pericolosa in generale se contratta da adulti, lo è ancora di più se contratta in gravidanza, per la donna e per il rischio che possa trasmettersi al feto.

Ora, chi viene vaccinato con un virus attenuato può sviluppare rash cutaneo, con delle pustole da cui può fuoriuscire un liquido, che può portare al contagio. Ebbene, l’OMS ha riscontrato nel mondo, in trent’anni, non più di nove casi di persone che hanno contratto il virus della varicella da persone vaccinate, e non si trattava di giovani vaccinati- il rash cutaneo è più probabile in soggetti anziani, immunodepressi, etc.-. Inoltre, solo tre dei nove casi citati hanno sviluppato un Herpes Zoster.

Nove casi riscontrati in trent’anni di impiego del vaccino, su soggetti non giovani, non sembrerebbero francamente giustificare una quarantena su soggetti in età scolare o pre-scolare. O perlomeno, le indicazioni a favore di una possibile quarantena dei vaccinati contro la varicella, così come quelle a favore di una possibile scelta di non vaccinarsi affatto, sembrerebbero di gran lunga inferiori a quelle sull’opportunità di vaccinarsi comunque.

A questo proposito va ricordato che l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di non avviare campagne di vaccinazione di massa in bambini sotto i due anni di età, se non si è sicuri di raggiungere una copertura di gregge dell’85-90%, perché, in tal caso, la circolazione del virus tra la percentuale di persone rimaste scoperte in età adulta rischierebbe di essere più perniciosa.

Il che, ovviamente, è da leggersi più come un incentivo a vaccinarsi contro la varicella, che non come il contrario. I Paesi che non possono assicurare una copertura dell’85% ad una campagna di vaccinazione di massa, sono quelli con un sistema sanitario gravemente carente.

Per quanto concerne poi, in linea più generale, le vaccinazioni entro il primo anno di età, queste sono consigliate proprio per via del fatto che il sistema immunitario non è ancora formato ed ha dunque bisogno di essere sostenuto. L’unica controindicazione, anche qui, riguarda il vaccino con virus attenuato, la cui efficacia potrebbe essere ridotta, nei primi dodici mesi, dalla presenza di alcuni anticorpi materni. Ma è già previsto dalla normativa vigente che il vaccino quadrivalente MPRV (morbillo, parotite, rosolia e varicella) non sia effettuato prima dei dodici mesi di età. Sono queste le linee guida in materia dell’OMS e del nostro Istituto Superiore di Sanità.

A proposito: lo scorso anno nel Lazio, nonostante tutto, la copertura delle vaccinazioni obbligatorie è stata pari al 97%. Controindicazioni? Nessuna. Motivo in più per non intervenire con una legge, a dir poco, piena di contraddizioni.