Siamo in un’epoca che si dice essere post ideologica. I populisti e i sovranismi avrebbero preso il posto delle ideologie e della storia che ha dato luogo alla formazione di quello che ancora oggi si chiamano destra e sinistra. In realtà, come avete più volte letto su Left, noi sosteniamo che i populismi e i sovranismi sono sempre ideologie e politiche di destra. La destra e la sinistra, gli opposti contrari, come se fossero le due polarità che può avere la carica elettrica, e il centro a porsi come mediazione, come la scelta per chi pensa di non scegliere. Destra e sinistra derivano il loro nome dalla posizione che assunsero i gruppi politici nell’assemblea degli Stati Generali del maggio 1789 in Francia quando i radicali presero il posto a sinistra del presidente. La cosa poi si ripropose dopo la Rivoluzione francese nell’Assemblea nazionale dove le componenti più rivoluzionarie sedevano a sinistra e a destra erano le componenti conservatrici e monarchiche. La differenza di fondo tra destra e sinistra è la differente concezione della realtà degli esseri umani. Da questo evidentemente poi discende una differente politica che ne è l’ovvia conseguenza. La politica in altre parole non è amministrazione ma è pensiero sulla realtà umana che si fa azione. Allora se un partito di destra pensa che l’essere umano nasca come creta da plasmare tenderà a stabilire che la scuola debba fare “educazione” perché è necessario formare un’identità che altrimenti non ci sarebbe. Una forza politica di sinistra invece pensa (dovrebbe pensare) che l’essere umano nasca con una propria identità che va accompagnata e stimolata nella sua crescita, nel senso di dare strumenti con cui l’individuo possa confermare e sviluppare la propria identità. La prima forza politica penserà che essendo il bambino tavoletta di cera e quindi sostanzialmente materia inanimata o nella migliore delle ipotesi uno strano animale, sia permesso e consigliato usare la costrizione e la violenza per educarlo. Se poi egli diventerà violento a sua volta questo non farà altro che confermare la natura originariamente violenta dell’essere umano. La seconda forza politica potrebbe invece pensare che il bambino ha un’identità dalla nascita e quell’identità si deve sviluppare nel rapporto con gli altri. Altri che gli confermeranno la sua certezza dell’esistenza degli altri e dell’idea del rapporto con gli altri. Gliela confermeranno con un rapporto che è gioco d’amore e di realizzazione senza alcun fine materiale. Egli certamente non diventerà violento anche se forse diventerà un ingenuo che non comprenderà il perché alcuni esseri umani sono violenti con gli altri. La sinistra purtroppo non ha idee chiare su ciò che la distingue, o la dovrebbe distinguere, dalla destra. E quando questa differenza c’è non si ha nessuna idea del perché, o si hanno idee molto deboli, facilmente attaccabili. È utile pensare a due parole che si legano da sempre alle vicende politiche della destra e della sinistra. Sono le parole libertà e uguaglianza. Entrambi gli schieramenti dicono che la politica ha lo scopo di realizzare le condizioni per la libertà. La differenza sta nel concetto di uguaglianza e nel significato che viene di conseguenza attribuito alla parola libertà. Per la destra, la libertà è un valore assoluto, non discutibile. L’unico limite è razionale, per cui la libertà di ognuno finisce dove inizia quella dell’altro. È un limite razionale imposto dalla legge. Per la destra, se non ci fosse la legge varrebbe la legge del più forte. Non esiste un concetto quindi di libertà giusta o sbagliata ma un concetto di libertà assoluta, senza limiti. I limiti si pongono solo per convenienza razionale nell’azione fisica che non dovrebbe travalicare il confine del benessere fisico degli altri. Ma non c’è alcun limite alla libertà di esercitare altro tipo di costrizione e violenza verso gli altri. Per la sinistra, invece, il concetto cardine è l’uguaglianza. Questa però viene intesa essenzialmente come uguaglianza nella soddisfazione dei bisogni e nell’affermazione dei diritti, siano essi civili o umani. Non è stato mai pensato e ipotizzato a sinistra che essa uguaglianza sia invece una caratteristica legata alla nascita, come teorizzato da Fagioli in Istinto di morte e conoscenza. Non è una questione di “uguali condizioni di partenza” perché questa idea può nascondere l’idea del bambino come tavoletta di cera. È un’idea di pensiero umano che si forma per tutti con la stessa dinamica. Alla nascita cioè il Dna scompare, non ha più nessuna importanza per la realizzazione dell’essere umano che è nato. La cosa che potrebbe essere bella da proporre ad una sinistra nuova è l’idea che la libertà sia figlia dell’uguaglianza. Senza la rivendicazione dell’uguaglianza originaria non ci può essere libertà. L’uguaglianza non può essere però pensata solo come uguaglianza dei bisogni, ossia uguaglianza materiale. Deve essere uguaglianza delle esigenze, ossia di quella realtà non-fisica che è caratteristica di ogni essere umano, sia esso ricco o povero, nero o bianco, alto o basso, donna o uomo, bambino o adulto. La vita umana ha un inizio e una fine. Accettarne la fine significa accettarne l’origine materiale del suo inizio. Accettarne l’inizio significa liberarsi di ogni idea di razza e di superiorità di nascita o di stirpe. La libertà che ne deriva è una libertà che non ha bisogno di definirsi come ciò che finisce dove inizia la libertà altrui. È più semplicemente un pensiero e una realizzazione di proprie possibilità, ognuno nel suo modo unico e particolare, che ha rapporto con gli altri esseri umani e quindi non ha nessuna possibilità di essere violenta. È una libertà piena perché non c’è necessità di obblighi morali. Così come non c’è bisogno di stabilire per legge che la terra gira intorno al sole non c’è bisogno di stabilire per legge l’uguaglianza. È una realtà. Pensarlo è la realtà. Pensare che non sia vero è delirio e non è libertà. Perché la libertà è prima di tutto libertà del pensiero, fantasia, che ha rapporto con la realtà umana. La destra ha solo un’idea di essere umano come realtà materiale. Questo la rende stupida e violenta. Se la sinistra fosse bella avrebbe un’idea di esseri umani che nascono uguali e si realizzano diversi e liberi. Purtroppo la sinistra è spesso brutta... Dimentica se stessa e le lotte di liberazione ne hanno fatto la storia. E allora diventa stupida e rischia di perdere se stessa e diventare anch’essa destra. La frase di Fagioli «La libertà è l’obbligo di essere esseri umani» è il manifesto per la sinistra bella che verrà. [su_divider style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

L'editoriale di Matteo Fago è tratto da Left in edicola dal 21 settembre 2018

[su_button url="https://left.it/left-n-38-21-settembre-2018/" background="#a39f9f" size="7"]SOMMARIO[/su_button] [su_button url="https://left.it/prodotto/left-38-2018-21-settembre/" target="blank" background="#ec0e0e" size="7"]ACQUISTA[/su_button]

[su_divider text=" " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

Siamo in un’epoca che si dice essere post ideologica. I populisti e i sovranismi avrebbero preso il posto delle ideologie e della storia che ha dato luogo alla formazione di quello che ancora oggi si chiamano destra e sinistra. In realtà, come avete più volte letto su Left, noi sosteniamo che i populismi e i sovranismi sono sempre ideologie e politiche di destra. La destra e la sinistra, gli opposti contrari, come se fossero le due polarità che può avere la carica elettrica, e il centro a porsi come mediazione, come la scelta per chi pensa di non scegliere. Destra e sinistra derivano il loro nome dalla posizione che assunsero i gruppi politici nell’assemblea degli Stati Generali del maggio 1789 in Francia quando i radicali presero il posto a sinistra del presidente. La cosa poi si ripropose dopo la Rivoluzione francese nell’Assemblea nazionale dove le componenti più rivoluzionarie sedevano a sinistra e a destra erano le componenti conservatrici e monarchiche.
La differenza di fondo tra destra e sinistra è la differente concezione della realtà degli esseri umani. Da questo evidentemente poi discende una differente politica che ne è l’ovvia conseguenza. La politica in altre parole non è amministrazione ma è pensiero sulla realtà umana che si fa azione. Allora se un partito di destra pensa che l’essere umano nasca come creta da plasmare tenderà a stabilire che la scuola debba fare “educazione” perché è necessario formare un’identità che altrimenti non ci sarebbe. Una forza politica di sinistra invece pensa (dovrebbe pensare) che l’essere umano nasca con una propria identità che va accompagnata e stimolata nella sua crescita, nel senso di dare strumenti con cui l’individuo possa confermare e sviluppare la propria identità. La prima forza politica penserà che essendo il bambino tavoletta di cera e quindi sostanzialmente materia inanimata o nella migliore delle ipotesi uno strano animale, sia permesso e consigliato usare la costrizione e la violenza per educarlo. Se poi egli diventerà violento a sua volta questo non farà altro che confermare la natura originariamente violenta dell’essere umano. La seconda forza politica potrebbe invece pensare che il bambino ha un’identità dalla nascita e quell’identità si deve sviluppare nel rapporto con gli altri. Altri che gli confermeranno la sua certezza dell’esistenza degli altri e dell’idea del rapporto con gli altri. Gliela confermeranno con un rapporto che è gioco d’amore e di realizzazione senza alcun fine materiale. Egli certamente non diventerà violento anche se forse diventerà un ingenuo che non comprenderà il perché alcuni esseri umani sono violenti con gli altri.
La sinistra purtroppo non ha idee chiare su ciò che la distingue, o la dovrebbe distinguere, dalla destra. E quando questa differenza c’è non si ha nessuna idea del perché, o si hanno idee molto deboli, facilmente attaccabili. È utile pensare a due parole che si legano da sempre alle vicende politiche della destra e della sinistra. Sono le parole libertà e uguaglianza. Entrambi gli schieramenti dicono che la politica ha lo scopo di realizzare le condizioni per la libertà. La differenza sta nel concetto di uguaglianza e nel significato che viene di conseguenza attribuito alla parola libertà. Per la destra, la libertà è un valore assoluto, non discutibile. L’unico limite è razionale, per cui la libertà di ognuno finisce dove inizia quella dell’altro. È un limite razionale imposto dalla legge. Per la destra, se non ci fosse la legge varrebbe la legge del più forte. Non esiste un concetto quindi di libertà giusta o sbagliata ma un concetto di libertà assoluta, senza limiti. I limiti si pongono solo per convenienza razionale nell’azione fisica che non dovrebbe travalicare il confine del benessere fisico degli altri. Ma non c’è alcun limite alla libertà di esercitare altro tipo di costrizione e violenza verso gli altri.
Per la sinistra, invece, il concetto cardine è l’uguaglianza. Questa però viene intesa essenzialmente come uguaglianza nella soddisfazione dei bisogni e nell’affermazione dei diritti, siano essi civili o umani. Non è stato mai pensato e ipotizzato a sinistra che essa uguaglianza sia invece una caratteristica legata alla nascita, come teorizzato da Fagioli in Istinto di morte e conoscenza. Non è una questione di “uguali condizioni di partenza” perché questa idea può nascondere l’idea del bambino come tavoletta di cera. È un’idea di pensiero umano che si forma per tutti con la stessa dinamica. Alla nascita cioè il Dna scompare, non ha più nessuna importanza per la realizzazione dell’essere umano che è nato.
La cosa che potrebbe essere bella da proporre ad una sinistra nuova è l’idea che la libertà sia figlia dell’uguaglianza. Senza la rivendicazione dell’uguaglianza originaria non ci può essere libertà. L’uguaglianza non può essere però pensata solo come uguaglianza dei bisogni, ossia uguaglianza materiale. Deve essere uguaglianza delle esigenze, ossia di quella realtà non-fisica che è caratteristica di ogni essere umano, sia esso ricco o povero, nero o bianco, alto o basso, donna o uomo, bambino o adulto. La vita umana ha un inizio e una fine. Accettarne la fine significa accettarne l’origine materiale del suo inizio. Accettarne l’inizio significa liberarsi di ogni idea di razza e di superiorità di nascita o di stirpe. La libertà che ne deriva è una libertà che non ha bisogno di definirsi come ciò che finisce dove inizia la libertà altrui. È più semplicemente un pensiero e una realizzazione di proprie possibilità, ognuno nel suo modo unico e particolare, che ha rapporto con gli altri esseri umani e quindi non ha nessuna possibilità di essere violenta. È una libertà piena perché non c’è necessità di obblighi morali.
Così come non c’è bisogno di stabilire per legge che la terra gira intorno al sole non c’è bisogno di stabilire per legge l’uguaglianza. È una realtà. Pensarlo è la realtà. Pensare che non sia vero è delirio e non è libertà. Perché la libertà è prima di tutto libertà del pensiero, fantasia, che ha rapporto con la realtà umana. La destra ha solo un’idea di essere umano come realtà materiale. Questo la rende stupida e violenta. Se la sinistra fosse bella avrebbe un’idea di esseri umani che nascono uguali e si realizzano diversi e liberi. Purtroppo la sinistra è spesso brutta…
Dimentica se stessa e le lotte di liberazione ne hanno fatto la storia. E allora diventa stupida e rischia di perdere se stessa e diventare anch’essa destra. La frase di Fagioli «La libertà è l’obbligo di essere esseri umani» è il manifesto per la sinistra bella che verrà.

L’editoriale di Matteo Fago è tratto da Left in edicola dal 21 settembre 2018


SOMMARIO ACQUISTA