Quasi due anni fa, Donald Trump veniva eletto presidente degli Stati Uniti d’America, con non poca sorpresa e grazie al complesso meccanismo elettorale per il quale a contare non sono i voti popolari ma quelli dei “grandi elettori”. Il prossimo 6 novembre una nuova sfida attende gli Usa: quella delle elezioni di midterm, con cui si rinnoverà gran parte del Congresso. La fase delle primarie, durante la quale si scelgono i candidati di ogni partito che si presenteranno alla votazione finale per ogni distretto, si è da poco conclusa con risultati molto interessanti, soprattutto per quanto riguarda la partecipazione femminile.
Queste elezioni primarie, infatti, sono state quelle con il numero più alto di sempre di donne a partecipare: 589 tra Camera, Senato e elezioni statali dei governatori. Di queste, 273 hanno vinto, circa metà delle quali sfidando un candidato che si presentava per la rielezione in quel distretto. Una grossa differenza con il passato, visto che attualmente solo il 20% dei 435 seggi della Camera è occupato da una donna. Un dato che non sorprende invece, nell’America dell’era Trump, è che solo 45 di queste candidate sono repubblicane, lasciando i restanti tre quarti ai Democratici. Un’ondata di cambiamento che ha visto il suo propulsore, lo scorso giugno, nella vittoria di Alexandria Ocasio-Cortez nel XIV Distretto Congressuale di New York.
Ocasio-Cortez è diventata un’icona per un certo tipo di elettorato, principalmente giovane e progressista, il quale ha scelto prevalentemente candidati che rispecchiavano questa descrizione. Un esempio può essere Alessandra Biaggi, giovane italo-americana candidata per le elezioni del Senato statale nel distretto del Bronx, la quale ha vinto la nomination battendo membri ben più consolidati di lei nell’ambiente politico. Un aspetto curioso, visto che lei stessa proviene da una famiglia con un passato in questo senso (suo padre era un amatissimo deputato del Bronx la cui carriera è stata stroncata da un’accusa di corruzione) e non sia tra i sostenitori di Bernie Sanders della prima ora come Alexandria, ma abbia invece militato nella campagna di Hillary Clinton alle presidenziali del 2016. La vittoria di Ocasio-Cortez sembra aver creato un modello vincente, almeno nell’area di New York, seguito anche da chi altrimenti avrebbe faticato a trovare un posto nel panorama politico.
Un caso più affine al suo è quello di Julia Salazar, attivista ventisettenne che nel XVIII distretto ha vinto la candidatura al Senato statale contro il rappresentante uscente. Figlia di un’americana e di un colombiano, si definisce “femminista, sindacalista e socialista-democratica”. La sua candidatura è stata appoggiata da Our Revolution, l’organizzazione di Bernie Sanders che rappresenta una sorta di “bollino di qualità” quando si parla di socialismo negli Stati Uniti. Tra gli endorsement ci sono anche quelli a due donne musulmane, Ilhan Omar e Rashida Tlaib, le quali potrebbero diventare le prime donne di religione islamica a entrare nel Congresso statunitense. Le due sono candidate rispettivamente per il V distretto del Minnesota e per il XIII del Michigan ed hanno già dei record nelle loro carriere, avendo abbattuto i muri che tenevano fuori le donne islamiche dai posti di potere politico nei loro Stati. A rendere ancora più particolare la vittoria di Omar è il suo essere, a tutti gli effetti, una rifugiata somala che ha ottenuto la cittadinanza statunitense. Nata nel 1982 a Mogadiscio, si è trasferita negli Usa nel 1995 insieme a suo padre e a suo nonno, grazie al quale si è avvicinata alla politica all’età di quattordici anni, quando gli faceva da interprete agli incontri del Democratic Farmer Labor (una sorta di sindacato degli agricoltori Democratici).
Un dato sembra emergere chiaramente da queste primarie: a vincere contro i membri dell’establishment democratico sono le nuove “americane col trattino”. Essere una donna progressista, infatti, sembra non essere sufficiente: è il caso delle elezioni per la carica di governatore a New York, dove a trionfare è stato l’uscente Andrew Cuomo battendo Cynthia Nixon, resa nota dalla sua carriera di attrice, con una percentuale di 66 a 34%. Un risultato che dovrebbe far riflettere: l’America di Trump risponde alla stretta ben poco democratica del suo presidente dando la propria fiducia alla categoria più disprezzata di questi ultimi tempi, quella dei migranti e degli stranieri in generale. È indubbio che la vittoria di Alexandria Ocasio-Cortez abbia aperto la strada a queste vittorie, grazie alla visibilità mediatica che ha raggiunto ma anche e soprattutto grazie al suo impegno nell’appoggiare i suoi colleghi, come ha fatto ad esempio nel caso di Alessandra Biaggi accompagnandola per le strade del Bronx e presenziando ai suoi comizi. Non resta che aspettare gli esiti della votazione di novembre per confermare o smentire questa analisi.