C’è un procuratore, a Catania, che ricorda certi ossessionati pretori degli anni ’60 che facevano sequestrare certi giornaletti in tutte le edicole del territorio nazionale perché ritenuti offensivi al comune senso del pudore. Probabilmente ritenevano che quella crociata fosse più urgente di qualsiasi altra criticità. Erano i tempi in cui autorevoli esponenti del partito di maggioranza relativa si sbracciavano a ripetere che «la mafia non esiste». Mezzo secolo dopo, a Catania, c’è un procuratore che la mafia non sembra neppure vederla, a Catania, né roghi tossici o corruzione, a Catania. Guarda il mare, quel pm ma vede solo Ong non il via vai di navi di contrabbandieri di petrolio tra la Libia e qui. Probabilmente perché chi salva le vite in mare offende il comune senso del razzismo. Ieri come allora, quel genere di magistrati è l’idolo dei benpensanti, dei fascisti o post-fascisti. Come Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, che si spiccia a dare la notizia: «Sequestrata la nave Aquarius e indagati 24 membri (in realtà sono 14, ndr) di Medici senza frontiere per traffico e smaltimento illecito di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, scaricati illegalmente nei porti italiani. A quanto pare il business di questa Ong non si limitava al solo traffico di esseri umani. Ma loro non erano “quelli buoni”?». Con cinque navi umanitarie attive in tre anni di operazioni in mare, Msf ha soccorso oltre 80 mila persone in coordinamento con le autorità marittime e nel rispetto delle leggi nazionali e internazionali. Probabilmente sono i buoni, più di Meloni, almeno. La nave Aquarius, l’unica rimasta con a bordo un team medico di Msf, oggi è bloccata nel porto di Marsiglia dopo due revoche della bandiera in due mesi, «per concertate pressioni politiche», ricorda la Ong.
«Ho fatto bene a bloccare le navi delle Ong, ho fermato non solo il traffico di immigrati ma da quanto emerge anche quello di rifiuti. #portichiusi?», dice pure il ministro dell’Interno Matteo Salvini per il quale quello stesso procuratore ha chiesto l’archiviazione dall’accusa di sequestro di persona e abuso d’ufficio per il vergognoso trattamento dei 177 migranti a bordo della Diciotti trattenuti in porto, a Catania, tra il 20 e il 25 agosto.
Il procuratore è sempre lui, Carmelo Zuccaro, e oggi ha di nuovo bucato lo schermo con questa inchiesta “bomba” ma c’è un sacco di gente che continua a ritenerla una montatura. Anche nella stessa procura di Catania che finora ha richiesto l’archiviazione per le sue precedenti azioni contro le Ong «perché il fatto non sussiste».
«Il momento dello sbarco dei migranti è tra i più controllati: salgono a bordo delle nostre navi forze di polizia e autorità sanitarie. Assurdo che avremmo messo in piedi un traffico illegale di rifiuti sotto gli occhi delle autorità presenti nei 200 sbarchi gestiti da noi», spiega il direttore generale di Msf Italia, Gabriele Eminente, in una conferenza stampa convocata dopo il sequestro. Gianfranco De Maio, medico di Msf, ha in particolare contestato la ricostruzione dei magistrati sui presunti rischi legati alla diffusione di malattie infettive determinati dalla scorretta gestione dei rifiuti: «È stata attaccata la professionalità mia e dei miei colleghi che lavorano in Paesi dove ci sono ebola e colera. Sono accuse ridicole. L’Organizzazione mondiale della sanità assume le nostre linee guida sullo smaltimento dei rifiuti. Pensare poi che la tbc o le epatiti si trasmettano attraverso i vestiti è assurdo». «Sorpresi e indignati per le accuse rivolte», i portavoce di Msf chiariscono di non sentirsi «al di sopra del giudizio della magistratura». «Ma negli ultimi due anni – ricordano – la nostra attività è stata scandagliata in ogni dettaglio. È un’accusa singolare e sproporzionata. Si sta bloccando una nave che è già stata bloccata con la revoca della bandiera. Un’organizzazione come la nostra, che da 50 anni è presente in tutto il mondo, che ha avuto il Nobel per pace oggi è accusata di aver messo in piedi un’attività di illecito smaltimento di rifiuti per conseguire un profitto che però rappresenta il 2% delle nostre risorse dovute per la stragrande maggioranza alle donazioni». Ma forse l’accanimento sulle Ong punta proprio a questo: «La linea della criminalizzazione della solidarietà attuata nell’ultimo anno e mezzo – ha osservato il direttore di Msf – ha prodotto un impatto molto forte sulla nostra capacita di ricevere donazioni da privati. Abbiamo sofferto un calo nei momenti più critici del 20%. Noi siamo fragili, il nostro patrimonio è la reputazione e per questo le parole sono come macigni. Meno donazioni significa meno attività nei 72 Paesi in cui siamo presenti».
«Rifiutiamo categoricamente l’accusa di essere coinvolti in attività illegali. Le procedure standard, che finora non sono state contestate dalle autorità, sono sempre state seguite dall’Acquarius», si legge in una nota di Sos Mediterranèe, partner di Medici senza frontiere. «Tutto questo fa parte della serie di attacchi che criminalizzano gli aiuti umanitari in mare. La tragica situazione attuale sta portando all’assenza di navi umanitarie di ricerca e salvataggio operanti nel Mediterraneo centrale, mentre il tasso di mortalità è in aumento», afferma Frederic Penard, capo delle operazioni di Sos Mediterranèe. L’ong parla di «un altro attacco politicamente guidato»: «ci aspettiamo che le autorità francesi mostrino moderazione nell’attuazione di questa decisione, poiché l’Aquarius è attualmente attraccato nel porto di Marsiglia. In questi momenti difficili per l’Acquarius, in cui ripetute pressioni politiche hanno costretto le nostre due organizzazioni a cessare temporaneamente le operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, siamo pienamente allineati e supportiamo tutti gli sforzi di MSF per appellarsi alla decisione della corte».
Il provvedimento di sequestro della Aquarius, che comprende anche alcuni conti bancari, deriverebbe da una lunga indagine della Procura di Catania sullo smaltimento dei rifiuti di bordo, con particolare riferimento ai vestiti dei migranti soccorsi, agli scarti alimentari e ai rifiuti delle attività mediche. Tra gli indagati ci sono anche il comandante e il primo ufficiale di coperta della Aquarius, il russo Evgenii Talanin e l’ucraino Oleksandr Yurchenko. Indagati, oltre alla Ong, anche i due agenti marittimi Francesco Gianino e Giovanni Ivan Romeo, oltre che i centri operativi di Amsterdam e Bruxelles di Msf. Nell’elenco figurano anche il vice capo della missione Italia di “Medici senza frontiere Belgio” Michele Trainiti, il vice coordinatore nazionale e addetto all’approvvigionamento della missione Italia di “Msf Belgio” Cristina Lomi, il liaison officer di Msf Marco Ottaviano, i coordinatori del progetto Sar Aquarius di Msf Olanda, Aloys Vimard e Marcella Kraaij, il coordinatore logistico del progetto Sar dell’Aquarius e della missione in Libia di “Msf Olanda” Joachim Tisch, il delegato alla logistica a bordo della Aquarius Martinus Taminiau e il coordinatore del progetto Sar a bordo della nave, Nicholas Romaniuk.
«L’odore della strumentalità e della propaganda è forte» anche per l’Arci. «Per quanto tempo ancora la procura di Catania continuerà a usare l’azione giudiziaria per fare propaganda politica, ai danni delle attività di ricerca e soccorso in mare? Ribadiamo la necessità di un intervento civile nel Mediterraneo per salvare vite umane in assenza di programmi dei governi europei, impegnati a usare questo tema in funzione elettorale. Non possiamo continuare ad assistere ad una strage senza reagire. Per questo, continueremo a sostenere l’azione di Mediterranea, ancora più importante in questa fase nella quale si rafforzano sentimenti e atti di razzismo istituzionale e diventa sempre più difficile salvare vite umane». «Accusare l’equipaggio dell’Aquarius, la nave di Msf, di traffico di rifiuti contaminati, creare falso allarme fra la popolazione è per Rifondazione comunista la prova provata di come si intenda procedere contro il “reato di solidarietà”, ovvero con repressione, sequestri delle navi umanitarie, accuse di ogni tipo contro chi continua ad operare. Il fallimento della conferenza di Palermo per “portare la pace in Libia” non è bastato. Si vuole, col cinismo dei carnefici, lasciare che uomini e donne continuino a perire nei campi di concentramento libici o in mare, nel quasi totale silenzio mediatico», commenta Maurizio Acerbo, segretario del Prc. Infine Erasmo Palazzotto di Leu: «Quella della Procura di Catania è un’azione persecutoria e ideologica volta a colpire sistematicamente le Ong. È l’ennesima inchiesta priva di fondamento utile soltanto alla diffamazione ed alla criminalizzazione di chi opera nell’umanitario».