Dice quel buonsenso da padre di famiglia che è diventato un feticcio, così idolatrato e svuotato in questi ultimi tempi, che la soluzione migliore per il buon governo di una comunità (che sia una famiglia, un condominio, una bocciofila, una Regione o uno Stato) stia nel mettere insieme i bisogni di tutti i membri, nessuno escluso, con una corsia preferenziali per gli ultimi e con una ricaduta positiva anche dal punto di vista economico.
Lo so, sembra incredibile, vero? Si chiama politica.
E così spulciando tra le notizie che arrivano in questo ultimo periodo (quasi tutte schiacciamenti e vendette) mi ha ossigenato leggere ciò che fanno a Pont-Saint-Martin, comune di 3.900 abitanti in provincia di Aosta al confine con il Piemonte, dove il vicesindaco Fabio Badery ha provato a mettere insieme il solito problema delle tasse da abbassare, lo spreco di cibo che viene buttato e la povertà, quella vera, quella che affama le persone.
Ne è uscita una norma che riduce le tasse (per la precisione la Tari) alle attività che producono o distribuiscono beni alimentari e che gratuitamente “cedono, direttamente o indirettamente, tali beni alimentari agli indigenti e alle persone in maggiori condizioni di bisogno”. Per queste attività viene prevista “l’applicazione di un coefficiente di riduzione della tariffa proporzionale alla quantità, debitamente certificata, dei beni e dei prodotti ritirati dalla vendita e oggetto di donazione”. I commercianti devono donare in un anno almeno 50 chili di cibo e hanno diritto a una decurtazione che arriva fino al 20%. Chi aiuta i poveri paga meno tasse.
Semplice, lineare: rendere conveniente la solidarietà è la strada migliore per accendere un meccanismo virtuoso. Il consiglio comunale ha deciso di votare a larga maggioranza il provvedimento (pensa te, senza nemmeno un po’ di scintille su questi maledetti buonisti valdostani) e Pont-Saint-Martin è diventata ancora più bella.
La lezione però sta nell’impopolare volontà di mettere insieme i bisogni invece di contrapporli, amministrando una città con l’intenzione di farne (e mantenere) un unico blocco sociale che sia messo in condizione di non lasciare nessuno indietro e di riconoscere le diverse difficoltà come motore di un cambiamento, mica di una battaglia perenne. Governare le esigenze e le persone, insieme. Da buon padre di famiglia. Politica, appunto.
Buon martedì.