«Quando la vedo non posso non pensare a un orango» disse di Cecile Kyenge Roberto Calderoli a luglio del 2013 durante la festa della Lega a Treviglio. Erano gli anni in cui l’esponente del governo Letta era la vittima preferita del becero putridume leghista (non per niente lo stesso Salvini al tempo disse “lei è pericolosa”, pensa te). In realtà era banalmente nera, anche se sembra faticoso scriverlo.
Ovviamente era partita la denuncia e Calderoli pochi giorni fa è stato condannato in primo grado a un anno e sei mesi dal tribunale di Bergamo. Sapete come si è difeso il prode leghista? Al solito: «Non ricordo parola per parola quanto ho detto, ma il mio intento – aveva dichiarato Calderoli lo scorso luglio in udienza – era la critica politica al governo Letta, anche per un certo divertimento delle persone presenti, con toni leggeri. Dalle trascrizioni vedo che non ho mai usato la parola ‘orango’, bensì ‘oranghi’, riferendomi a tutto il governo. Intendevo dire che si muovevano come elefanti in una cristalleria: se avessi usato quest’altro paragone, oggi non saremmo in quest’aula». Insomma, si è espresso male e un po’ è stato anche frainteso. Siamo alle solite. Feroci e poi vigliacchetti. Funziona sempre così. Ah, a proposito: Calderoli è l’attuale vicepresidente del Senato del governo del cambiamento. Evviva.
A settembre del 2017 il sindaco leghista di Pontinvrea Matteo Camiciottoli scriveva su Facebook un delirante messaggio contro Laura Boldrini (che è diventata il nemico numero uno nel frattempo) in cui le augurava di avere come ospiti a casa sua gli stupratori di Rimini, «magari le mettono il sorriso», scrisse, con un bell’ augurio di stupro (sai la novità, che fantasia, tra l’altro). Ieri è stato condannato (ma va?) e sapete come si è difeso? Eccolo qua: «Non inciterei mai allo stupro nella mia vita, anzi ritengo che per gli stupratori occorra l’ergastolo. Volevo solo fare una critica politica: se lei è così favorevole a una immigrazione incontrollata, che include anche i delinquenti, allora forse ospitarli le avrebbe fatto piacere». Un «sorriso politico», ha detto il sindaco leghista: «Per questo non mi sono scusato durante la trasmissione ’’La Zanzara’’, era solo una contestazione nei confronti di idee con cui non sarò mai d’ accordo. Per me le politiche messe in atto da Boldrini e da chi sostiene la sua posizione sono uno dei fattori che hanno portato all’accoglienza indiscriminata. E se vuoi l’immigrazione incontrollata devi mettere in conto che possano verificarsi anche gesti come lo stupro di Rimini». Per tradurla semplice semplice: era un’alta critica politica e noi non l’abbiamo capito. Vigliaccheria lessicale, si potrebbe dire.
Eppure il “sorriso politico” è tutto nostro, cari signori: la legge funziona e, prima o poi, arriva. Lo spessore delle goffe giustificazioni con cui i lupi si trasformano in agnelli è il termometro del vostro spessore.
Buon mercoledì. Con un “sorriso politico”.