Un milione e mezzo di professionisti sanitari dicono “no” al regionalismo differenziato. Per la prima volta in Italia, il 23 febbraio tutti gli ordini professionali del mondo della salute si sono alleati, per difendere «l’unitarietà del Servizio sanitario nazionale», minacciata dalle richieste di autonomia delle Regioni ora sul tavolo del governo. Un grido di allarme contro la “secessione della sanità dei ricchi” che si unisce a quello, convinto, della Cgil. Come ribadito dal segretario Landini in questi giorni: «Quest’idea di dividere il Paese, più di quanto non lo sia già, è sbagliata. Il problema non è che ognuno deve tenere le tasse sul proprio territorio ma bisogna far pagare le tasse a quelli che non le pagano e tenerle sul territorio non significa combattere l’evasione fiscale».
E, mentre l’opposizione in Parlamento balbetta, e slitta ancora la trattativa sulle proposte di autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia, dal canto suo il ministro della Salute Grillo ribadisce che, fermi restando i principi di solidarietà e di coesione nazionale, «siamo favorevoli ai processi di attuazione dell’autonomia differenziata».
E anche alla differenziazione degli stipendi dei medici. «Non mi vedrete mai schierata contro forme di valorizzazione della professionalità dei nostri medici – ha ribadito al Messaggero -. Se alcune Regioni possono gratificare meglio la grande professionalità dei nostri medici le altre dovranno prendere esempio, combattendo sprechi e inefficienze per investire sui servizi e sul capitale umano». Insomma, anche dal dicastero pentastellato – lungi dall’opporsi alle insistenze di Lega e buona parte del Pd – arriva un timido semaforo verde.
«Certo – ci spiega Andrea Filippi, segretario nazionale Fp Cgil medici – la regionalizzazione può avere due strade. Quella organizzativa, legittima, per adattare le risorse alle specificità locali, calcolando gli standard e i fabbisogni del mio territorio. Oppure quella che portano avanti le regioni del Nord, ma anche l’Emilia, richiesta a causa di un aumento dei bisogni …
L’autonomia funziona se si calcolano prima gli standard delle Regioni e dopo si distribuiscono i fondi dice Andrea Filippi, segretario Fp Cgil medici. «Qui la questione è rovesciata: prima trattengono più tasse, poi si valuta come redistribuire i soldi». Inevitabile creare disuguaglianze