Dice Salvini che non aumenterà. L’IVA. Punto. Aggiunge tanto per essere più convincente. Come quando parlava delle accise sulla benzina (che sono aumentate di 130 milioni di euro all’anno per tre anni dal 2020 al 2022) o come quando ci dice che i porti sono chiusi e mannaggia a loro che attraccano lo stesso senza avergli fatto prima una telefonata.
Come quando diceva che non si sarebbe mai tirato indietro al processo e invece si è fatto salvare dal Parlamento frignando come un cagnolino a cui è stato dato il suo osso, tutto scodinzolante di felicità.
Così. Ora ci dice che l’IVA non aumenterà perché si è preso l’impegno, quello che è riuscito a silenziare una sentenza sulla sparizione di 58 milioni di euro come se fosse stato un raffreddore di passaggio.
Peccato per lui, ma soprattutto per noi, che nel DEF (documento, ricordiamolo, licenziato dal governo, mica scritto con le macchie di uovo da mia nonna Peppina) che dice chiaramente: «D’altra parte nel 2020-2021 l’effetto positivo dei due provvedimenti (Quota 100 e Reddito di Cittadinanza nda) viene in parte ridimensionato dagli effetti dell’attivazione degli aumenti dell’IVA così come previsti nella Legge di Bilancio 2019. Nonostante non venga ipotizzata una traslazione completa sui prezzi, l’aumento dei prezzi al consumo inciderebbe sul reddito disponibile reale con ricadute sulla propensione al consumo: il tasso di risparmio si ridurrebbe lievemente, attestandosi poco sopra l’8 per cento a fine periodo».
Stupisce lo stupore deli sovranisti alle parole di Tria che non ha fatto che dire ciò che sta già scritto. Ma questi ancora non hanno capito che la politica non si fa con le parole ma sta sugli atti di governo, non gli sono bastati nemmeno tutti questi mesi al governo. Volevano abolire la povertà e ci sarà l’aumento IVA, volevano velocizzare i cantieri e invece è tutto fermo ma di migranti e di rom siamo pieni quindi il problema non si pone. C’è ancora fieno da mettere in cascina per arrivare alle Europee. Poi si vedrà.
Buon giovedì.