Mohammed era arrivato dal Mali minorenne. Stava bene a Savona. Giocava al calcio e studiava italiano al Centro di prima accoglienza (Cpa). Era maggiorenne da poco, poi quella febbre e quel mal di testa insopportabile che comunque non gli hanno impedito di impegnarsi a scuola e nel calcio fino alla fine. Un linfoma non rilevato in tempo se lo è portato via e ora i suoi amici e docenti cercano soldi per rimandare la salma a casa. Una storia di riscatto finita male. Harry, 20 anni, nato in Nigeria era «giunto in Italia nel 2017 – raccontano gli attivisti di LasciateCIEntrare – è stato inviato a Bolzano ed è passato per due centri di accoglienza straordinaria (Cas) di grandi dimensioni. Da subito il suo disagio è risultato evidente: malessere che lo ha portato a effettuare visite specialistiche, frequentare il Centro di salute mentale e a dover seguire una terapia farmacologica costante. Più volte è stato ricoverato nel reparto di psichiatria per delle forti crisi, segnalato dai servizi psichiatrici, dai servizi sociali e dai referenti del Cas. A giugno 2018, si è cercato di inserirlo in uno Sprar, in una struttura adeguata alle sue gravi problematiche per dargli la cura e l’attenzione “dovuta”». Ma non c’è stato nulla da fare. Ha ricevuto il diniego alla richiesta d’asilo, è finito nel Cpr di Brindisi dove durante la notte fra l’1 e il 2 giugno si è tolto la vita. LasciateCIEntrare ha inviato un esposto al Garante per i diritti dei detenuti e delle persone private della libertà personale e chiesto che si disponesse per Harry un esame tossicologico per sapere se e come è stato “curato”. Non c’è magari un nesso causa effetto ma queste due storie tragiche alludono ad altro.
I tagli al sistema d’accoglienza, la distruzione del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), il riprodursi di mega centri in cui l’assistenza personalizzata è impossibile, sono i risultati, del primo “pacchetto sicurezza” (Legge 132) e nell’avvicinarsi del 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato, non si può restare neutrali di fronte a questo. I grandi numeri forniti dall’Unhcr confermano che…
La Giornata mondiale del rifugiato che si celebra il 20 giugno è l’occasione per fare un primo bilancio della legge che ha devastato il sistema di accoglienza in Italia e messo per strada migliaia di operatori. Per lo meno la Corte di giustizia Ue ha già bocciato il decreto bis
L’articolo di Stefano Galieni prosegue su Left in edicola dal 14 giugno 2019