Avviso ai sovranisti già eccitati: non mi interessa ora parlare nello specifico dello ius culturae (ma ne parleremo a lungo) ma mi interessa parecchio debellare una volta per tutte questa irresponsabilità di certa classe politica (molta classe politica) che ha imparato a recitare a memoria la frasetta “non è una priorità” per scantonare dal proprio ruolo e potersi permettere di non esprimere una posizione su un argomento qualsiasi. Peccato che il loro ruolo (e il loro lavoro) sia avere posizioni chiare su tutti gli argomenti.
Dice Di Maio che il provvedimento dello ius culturae non è una priorità. Per intendersi: una riforma che cambierebbe la vita a 800.000 ragazzi è meno importante del taglio dei parlamentari che fondamentalmente non cambia la vita a nessuno (se non alla propaganda, ma quella è aria fritta) e porta un risparmio ridicolo. Però Di Maio non ha il coraggio di dire “no, non sono d’accordo” e nemmeno “sì, è una bella idea la faremo sicuramente entro febbraio”. Quel “non è una priorità” è semplicemente un modo per rimandare, come quelli che iniziano la dieta ogni lunedì o smettono di fumare alla fine di ogni sigaretta solo che in questo caso si parla di responsabilità molto più grandi e molto più impattanti sulla vita delle persone.
Ci vorrebbero invece politici per cui tutto sia una priorità, politici coraggiosi che abbiano almeno la dignità di dirci che non appoggiano qualche riforma perché non sono d’accordo e che ci spieghino perché. Non siamo in un ritrovo di svogliati che giocano a procrastinare. No.
Poi ci sono alcune curiosità: che senso ha l’idea di lanciare lo ius culturae per affossarlo il giorno successivo? Che senso ha, come dice qualcuno nel Pd, che è un provvedimento giusto ma il momento è sbagliato? Non è la politica la lotta per ciò che si ritiene giusto (e anche la vita, in fondo)? Perché dare spazio alle opposizioni per un provvedimento accennato? Cos’è? Un test?
E poi, mi raccomando, lamentatevi se qualcuno dice di voi che non siete una priorità.
Buon martedì.