«Speravo che sull’odio il Senato avrebbe trovato una sintonia generale» ha commentato rammaricata Liliana Segre dopo l’approvazione al Senato della mozione n. 136 per l’istituzione della Commissione straordinaria per il contrasto ai fenomeni dell’intolleranza, del razzismo, dell’antisemitismo e dell’istigazione all’odio e alla violenza.
I voti a favore sono stati 151 , nessuno contrario ma, a causa di 98 astenuti (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia), non è stata raggiunta l’unanimità. Per la senatrice a vita al termine della votazione c’è stato un minuto e mezzo di applausi da parte della maggioranza. Tutti i senatori si sono alzati in piedi e non è stato difficile notare che gli astenuti sono rimasti seduti e senza applaudire.
Anche la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni ha definito l’astensione da parte di alcuni partiti come «incomprensibile e irresponsabile. Un modo più o meno esplicito per legittimare, o per restare indifferenti, davanti a un odio che purtroppo avanza e che deve riguardare ciascuno di noi a prescindere da ogni appartenenza partitica».
Sulla questione è intervenuta pure l’Associazione nazionale partigiani d’Italia che esprime soddisfazione e apprezzamento per il voto favorevole del Senato ma dichiara preoccupazione sull’astensione da parte dei senatori delle forze politiche di centrodestra, «un atteggiamento grave e fortemente irresponsabile, in quanto interpretabile come atto di legittimazione dei fenomeni che la Commissione intende contrastare».
Già lo scorso anno la senatrice Segre aveva manifestato la preoccupazione per le analogie tra l’Italia fascista e quella sempre più razzista di oggi e aveva annunciato l’esigenza di creare una commissione che controllasse il crescente fenomeno dell’hate speech, sia dentro che fuori dalla rete.
La Commissione conterà venticinque componenti: Liliana Segre presidente, un vice e due segretari e si occuperà di vigilare e proporre iniziative riguardo al controllo dei fenomeni di intolleranza, razzismo, istigazione all’odio e violenza basati su etnia, religione, provenienza, orientamento sessuale o identità di genere e sui discorsi d’odio, sempre più proliferanti soprattutto nel web, forme di espressioni che diffondono, incitano o giustificano l’odio di cui la stessa Segre è stata vittima.
Secondo un recente report dell’Osservatorio sull’antisemitismo, Liliana Segre riceve una media di duecento insulti a sfondo antisemita al giorno, tanto che la Procura di Milano nel 2018 ha aperto un’indagine per molestie e minacce in relazione agli insulti arrivati sui social network.
Su Left prima e a un recente convegno all’Università Iulm di Milano sul linguaggio dell’odio, Liliana Segre aveva detto: «Io non perdono e non dimentico. Ma non odio. Mai. Per gli odiatori che mi insultano sui social provo la stessa pena che ho provato per i ragazzi della Hitler-Jugend: ad Auschwitz mi sputavano e mi insultavano mentre la mattina insieme ad altre 700 donne scheletrite e senza capelli andavamo a piedi a lavorare in una fabbrica di munizioni».