Dice l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini che l’indagine aperta nei suoi confronti per sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio quando lo scorso agosto 164 migranti rimasero per 19 giorni a bordo della Open Arms davanti alle coste di Lampedusa è “una medaglia” e che rifarebbe e rifarà tutto. Se vi sembra una frase già sentita e una scena già vista non vi sbagliate: nel suo sforzo di sembrare davvero capitano il leader leghista già una volta fece il gradasso per un’indagine simile solo che poco dopo corse a chiedere al Movimento 5 Stelle (al tempo suoi alleati di governo) di essere salvato in Parlamento. Salvini è così: un pendolo tra smargiassate e fughe. Non un bel vedere.
Inutile anche aggiungere che lo stesso Salvini parla di “spreco di soldi pubblici” per l’indagine della magistratura nei suoi confronti: da Berlusconi ha imparato tutto il peggio sulla pavidità di fronte alla giustizia, è un ottimo allievo. Inutile anche andarsi a leggere le reazioni dei suoi compari (alleati o elettori) che ovviamente ripetono le solite manfrine della difesa dei confini, del complotto della magistratura e tutta una serie di frasi fatte che hanno imparato a memoria e ormai ripetono dappertutto, matrimoni e funerali compresi.
«Sono stufo di essere indagato» fu la frase che pronuncia Al Capone quando venne arrestato per evasione fiscale. Per non essere stufo Salvini potrebbe fare una cosa semplice semplice: non scappare dal processo. Sarebbe l’occasione, una volta per tutte, di chiarire quali siano le norme, le leggi e le disposizioni che regolano la protezione umanitaria in Italia e nell’Europa. Volendo vedere sarebbe un’occasione anche per i sovranisti di casa nostra poiché potrebbero avere chiaro il quadro normativo e eventualmente gli spazi per modificarlo.
Basterebbe non avere paura. Semplicemente. Senza fare il gradasso. Prendersi la responsabilità delle proprie azioni e avere il fegato di non rivendicarle solo su twitter. Semplice, no?
Buon mercoledì.