Ci deve essere qualcosa di malsano, come una perversione, per trascinare un governo come se fosse un fardello, passare giorno dopo giorno ad aspettare l’ennesimo summit di governo per dirsi che si è trovato l’accordo di trovarsi d’accordo fra un mese, promettendo che sarà un accordo che li farà andare d’accordo fino al 2023 e mentre lo dicono le diverse parti intanto minacciano di rompere l’accordo di poter andare d’accordo nel caso in cui le proprie istanze non trovino completa soddisfazione.
Il governo Conte bis, comunque la si pensi, è un quotidiano trascinamento di qualcosa che nessuno sembra volere davvero (Conte escluso, ovviamente, quando gli ricapita una roba del genere…) con il Movimento 5 Stelle che non assomiglia al suo leader Di Maio (democraticamente eletto da una mano sulla spalla di Grillo) che vorrebbe andare al voto ma vorrebbe andarci al 51% (eh sì, facile così) mentre il Partito Democratico tiene il peso della responsabilità facendosene usurare con l’aggiunta del solito tiepido indecisionismo e tutte le sue solite contraddizioni e Italia Viva che gioca a fare l’opposizione nella maggioranza per recuperare almeno i voti che la tengano sopra la soglia di sbarramento.
È uno spettacolo anche abbastanza triste, a vederlo da fuori, tant’è che viene il dubbio che questo continuo galleggiare sia un enorme toccasana per la destra che infatti continua a incassare (scende di poco la Lega ma Fratelli d’Italia guadagna più di quanto perda la Lega) e infatti molti elettori chiedono qualcuno che decida, che abbia una linea chiara.
Ma ciò che lascia perplessi è proprio l’ostentazione di questa precarietà, come se fosse un vanto: tutti i giorni tutti gli attori in commedia ci tengono a farci sapere che potrebbero fare cadere il governo da un giorno all’altro e lo dicono con un sorriso sardonico e con malcelata soddisfazione.
Vorrebbero fare i grandi comunicatori e invece sono una masnada di autosabotatori. Ma sorridono guardando in camera, come nei battesimi e nei matrimoni.
Avanti così.
Buon martedì.