Poche certezze e tante domande ancora senza risposta dopo una Election night che, come si preannunciava, non è stata foriera di risultati definitivi.
Una vittoria di Joe Biden in Florida avrebbe avvicinato l’ex vicepresidente di Barack Obama alla Casa Bianca, concedendogli di dormire sogni (quasi) tranquilli già da stanotte. Lo Stato di Miami però è andato al presidente Donald Trump: Biden non è riuscito ad accattivarsi a sufficienza il voto latinoamericano in un territorio dove molti latinos sono esuli cubani o loro figli, cosa che li rende tendenzialmente repubblicani.
In diversi Stati, però, i risultati sono molto parziali, quasi falsati dalla mancanza nei conteggi dei voti per posta che in qualche caso devono ancora arrivare o essere scrutinati. È il caso ad esempio della Georgia, stato tradizionalmente repubblicano, partita con un vantaggio di Biden e diventata sempre più rossa nel corso delle ore per poi tornare a pendere leggermente verso i Dem (ma la situazione è ancora troppo incerta). Al conteggio di questa mattina, il Sud sembra essere rimasto una salda roccaforte repubblicana (tranne che per l’Arizona), mentre la situazione nella cosiddetta Rust Belt, la zona industriale del Nord degli Stati Uniti, sembra pendere più verso Joe Biden.
In pochi aspettavano un risultato certo questa notte: l’alto utilizzo del voto per posta ha caratterizzato queste elezioni segnate dal Covid-19, disperdendo nel tempo il nome del vincitore. In alcuni Stati ci potrebbero volere settimane prima di conoscere il risultato reale delle elezioni. C’è stata una diffusa prudenza da parte di reti televisive e quotidiani statunitensi nel “chiamare” il vincitore negli Stati più combattuti. Sicuramente i passi falsi del 2016 hanno costituito un precedente, ma anche il rischio di tensioni per le strade ha tenuto a freno le previsioni. Gli Stati Uniti si sono preparati a gestire possibili scontri tra sostenitori dei due candidati soprattutto dopo la dichiarazione di Trump di dichiarare vittoria appena si fosse trovato in vantaggio.
Queste elezioni presidenziali hanno visto contrapporsi due uomini bianchi di oltre settant’anni alla Casa Bianca, mentre sono state le elezioni più inclusive di sempre per quanto riguarda la questione di genere al Congresso. Ben 318 donne si sono candidate per i 470 seggi disponibili tra Camera e Senato, superando il numero da record del 2018 quando si presentarono in 257. Di queste 318, ben 117 sono di colore, un chiaro messaggio del cambiamento della politica statunitense. Alexandria Ocasio-Cortez ha vinto di nuovo alla Camera, così come Ayanna Pressley e Ilhan Omar, sue compagne “di squadra” al Congresso.
In un sistema elettorale complesso come quello statunitense, non è il numero dei cittadini che va a votare che determina il vincitore, ma quello dei Grandi elettori che ogni candidato ottiene per sé. In tutti gli Stati tranne due (Maine e Nebraska) basta vincere anche di pochissimo per ottenere tutti gli elettori in palio. Per avere il nome del prossimo presidente bisognerà aspettare i risultati di alcuni Stati in bilico come Michigan, Wisconsin ma soprattutto Pennsylvania che, con i suoi 29 Grandi elettori, fa molta gola a entrambi i candidati. Durante un breve discorso pronunciato da Wilmington, in Delaware, alle 6.40 del mattino in Italia, Biden ha incoraggiato i suoi sostenitori ad avere pazienza perché la strada è aperta verso la vittoria, anche se ci vorrà tempo per conoscere il nome del vincitore. Non è tardata ad arrivare la risposta tramite tweet del presidente Trump: «Stiamo vincendo alla grande, ci vogliono rubare le elezioni». Il cinguettio del tycoon è stato bloccato da Twitter, che ha marcato il contenuto come fuorviante. La Election night si sta trasformando in una Election week.