Una curiosa coincidenza. A fine novembre del 2010 partecipai a una Conferenza internazionale organizzata a Roma dal ministro delle Pari opportunità in cui si lanciava una campagna del Consiglio d’Europa per combattere la violenza “sessuale” sui minori. L’Italia quattro mesi prima aveva ratificato la Convenzione di Lanzarote sottoscritta nel 2007, vale a dire il primo strumento giuridico che impone agli Stati europei di «criminalizzare tutte le forme di abuso sessuale nei confronti dei minori, ivi compresi gli abusi commessi entro le mura domestiche o all’interno della famiglia, con l’uso di forza, costrizione o minacce».
Ricordo che intervenni per fare una domanda al ministro: «La ratifica della Convenzione e quindi il rispetto della stessa farà sì che finalmente anche in Italia – come è accaduto proprio quest’anno in numerosi Paesi europei (tra cui Belgio, Olanda, Gb, Germania, Irlanda) – Stato e Conferenza episcopale mettano in piedi una commissione d’inchiesta congiunta su scala nazionale per indagare sulla diffusione della pedofilia di matrice clericale nel nostro Paese?». La risposta del ministro fu: «No, non è in programma nessuna commissione d’inchiesta di questo tipo». Il monsignore che sedeva accanto al ministro annuì soddisfatto. Mi chiesi cosa ci facesse un porporato in quella sede dato che il Vaticano non aveva sottoscritto la Convenzione, tanto meno l’aveva ratificata, ma non potei esprimere pubblicamente la perplessità perché ormai la mia domanda l’avevo fatta e da come mi guardarono i colleghi giornalisti difficilmente mi avrebbero lasciato intervenire nuovamente. Del resto si era lì per celebrare la Convenzione. E la celebrarono.
Poco più di tre anni dopo pubblicai in un libro la mia personale inchiesta sulla diffusione della pedofilia nella Chiesa italiana dal 1870 ai nostri giorni. Dati, documenti e testimonianze alla mano la conclusione è stata che di un’indagine istituzionale ce n’era (e ce n’è) assolutamente bisogno. Innanzitutto per mappare e dare una reale dimensione a questo fenomeno criminale che senza soluzione di continuità è presente e diffuso da decenni in tutte le oltre 200 diocesi italiane. E in seconda battuta per sensibilizzare l’opinione pubblica che fa molta fatica a inquadrarne la spaventosa ramificazione nella nostra società a causa anche di una scarsa e timorosa copertura mediatica di questi fatti. è indubbio che continuare a far finta che il problema non esista non sia di grande aiuto. Quindi personalmente ritengo che…
L’appuntamento
Un webinar internazionale per fare il punto sul “Caso Italia” e la violazione della Convenzione Onu per i diritti dell’infanzia e della Convenzione di Lanzarote da parte del nostro Paese, laddove i presunti responsabili dei crimini contro i minori appartengono al personale ecclesiastico. L’incontro si svolgerà il 20 febbraio dalle ore 16 in diretta streaming sulla pagina Fb dell’associazione Ending clergy abuse (trad. simultanea in italiano – inglese – spagnolo) ed è rivolto ai media e agli attivisti di questa causa nel mondo, così come ai tecnici membri di Eca nei loro differenti Paesi. L’evento prende il titolo – “Il caso Italia” – da quello del Report discusso alle Nazioni Unite il 24 e 25 gennaio 2019 e sarà moderato dagli avvocati Tim Law, presidente di Eca Global, e Adalberto Méndez (Eca Messico) alla presenza della ex vicepresidente del Comitato dell’Onu per la tutela dell’infanzia Sara Oviedo Fierro e di uno dei membri in carica del Comitato, Jorge Cardona Llorens. Cardona è colui che nel gennaio del 2019 ha portato in seduta a Ginevra l’informativa della Rete L’Abuso le cui conclusioni sono al punto 21 delle raccomandazioni (inascoltate fino a oggi) che l’Onu ha fatto all’Italia. Intervengono infine anche il presidente della Rete L’Abuso, Francesco Zanardi, l’avvocato della Rete L’Abuso, Mario Caligiuri, e Federico Tulli, redattore di Left.
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