Il re taumaturgo è nudo. Dopo le tante lodi incondizionate della stampa mainstrem il governo “dei migliori” propone una compagine di ministri fatta di politici e tecnici di una stagione che speravamo passata e consegna al Nord tutti i ministeri importanti.
Questa era evidentemente la vera missione affidata a Mario Draghi: comporre una task force di mandarini a difesa dello status quo, utile ad emanare “riforme” a vantaggio dei soliti potentati economici padani. I 209 miliardi del Recovery devono andare principalmente al Nord, il Sud non può illudersi di uscire dallo stato storico di subalternità.
Il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari addirittura lo dichiara in una intervista; con la Lega al governo «nessuna perequazione territoriale nel Piano di Rilancio». Più chiaro di così!
Ricorderemo il Recovery come l’ennesima occasione sprecata per il Paese e per il Sud, visto che i parametri europei fissati per la ripartizione di fondi dicono di destinare maggiori risorse a quei territori «con più residenti, maggiore disoccupazione e prodotto loro interno inferiore». Non a caso il nuovo ministro allo Sviluppo economico è Giancarlo Giorgetti, messo a guardia degli interessi dell’imprenditoria del Nord, così come richiesto da Confindustria. È il leghista che fece secretare nel 2015, durante una audizione alla Commissione bicamerale federalismo da lui presieduta, i dati sulla perequazione e i motivi per i quali i Lep non sono mai stati determinati, creando così un enorme danno economico alle Regioni del Sud.
La decisione poi di affidare il ministero del Sud a Forza Italia e alle sue clientele sprofonda il Mezzogiorno nei suoi 160 anni di solitudine: nessuna equa ripartizione è più possibile. Mara Carfagna, ministra del Sud, è una foglia di fico, non essendo mai stata attiva sui temi della questione meridionale. Il Sud così scompare dalla compagine governativa, non solo come dato anagrafico, ma politico, perché gli enormi divari da colmare non sono rappresentati in alcuno modo e i settori produttivi e le risorse in arrivo saranno gestite da uomini di partiti e lobby a trazione nordista. Ben 9 sono infatti i ministri lombardi in questa compagine, solo 4 del Sud nessuno delle Isole. In tutto 23 ministri, di cui 15 politici e 8 tecnici. Tre su quattro vengono dal Nord. Solo 8 le donne.
Che succederà ora all’Italia con l’avvento del governo Draghi?
Un rilancio della richiesta di autonomia differenziata è scontato. La Lega di Salvini entra nel governo anche per passare all’incasso sul tema, dopo tanta attesa. Anche il Pd nel documento presentato a Draghi durante le consultazioni a pagina 26 dà il…
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L’autore: Natale Cuccurese è presidente del Partito del Sud.
Il 20 febbraio alle 10 tavola rotonda “Il Sud con il cappello in testa dice no al governo Draghi” sulla pagina fb del laboratorio Sud
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