Gilberto Cavallini e Valerio Fioravanti, assolti al processo per omicidio, non saranno mai più giudicabili. Ora che la pista neofascista riprende quota, questo può ostacolare nuove indagini sul caso mai risolto dell’assassinio di Piersanti Mattarella? Ne abbiamo parlato con il Gip milanese Guido Salvini

Pare proprio che riprenda quota la pista neofascista per l’omicidio di Piersanti Mattarella (v. articolo di Sandra Rizza, ndr). Secondo quanto Left ha recentemente appreso da fonti giudiziarie, i magistrati palermitani, riservatissimi e intenzionati a non far trapelare nessun elemento investigativo, stanno rimettendo insieme elementi vecchi e nuovi, ragionando molto attorno a quattro paroline latine: Ne bis in idem. Letteralmente «non due volte per la stessa cosa», quel principio giuridico (art. 649 del Codice di procedura penale) stabilisce che i due principali imputati di allora, Gilberto Cavallini e Valerio Fioravanti, usciti assolti, non saranno mai più giudicabili. Dunque, quell’antica regola di origini romane può ostacolare le indagini ancora aperte sul caso mai risolto dell’assassinio di Piersanti Mattarella? Ne abbiamo parlato con Guido Salvini, oggi Gip a Milano, negli anni 90 impegnato come giudice istruttore (nel vecchio rito) nelle indagini per la strage di piazza Fontana dove mise a segno un grande risultato, quello di provare, nonostante il tempo passato e i tanti depistaggi, le responsabilità dei neonazisti di Ordine nuovo. In quell’indagine spuntò quel principio. «Grazie a nuovi testimoni, ricordo Digilio e Siciliano – racconta Salvini – riaprimmo le indagini sulla strage trovando nuovi elementi di accusa che riguardavano le responsabilità di Ordine nuovo cui appartenevano Giovanni Ventura e Franco Freda, usciti assolti al termine del processo di Catanzaro. Freda e Ventura non potevano essere portati a processo di nuovo ma questo non impediva di riaprire l’indagine sul fatto in sé e di procedere sulla stessa pista. Così vennero fuori Digilio e Maggi e la responsabilità di tutta l’organizzazione». Oggi possiamo ben dire con un importante esito finale, perché venne chiuso il cerchio attorno a Ordine nuovo: «Certamente – dice il magistrato milanese – perché le Corti nelle nuove sentenze pur confermando ovviamente che Freda e Ventura non erano più giudicabili, scrissero in motivazione che…


L’articolo prosegue su Left del 12-18 marzo 2021

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