La Grecia da cinque mesi è in pieno lockdown, senza una diminuzione reale dei contagi, ma per l’esecutivo affrontare una pandemia non è abbastanza: nell’ultimo mese le questioni sociali sono diventate protagoniste del dibatto politico.
Domenica 7 marzo a Nea Smyrni, un quartiere residenziale di Atene, la polizia ha fatto irruzione nella piazza centrale multando persone e famiglie che erano sedute o passeggiavano. Due ragazzi si sono avvicinati per chiedere i motivi delle multe e dopo pochi secondi di conversazione i due poliziotti hanno colpito più volte con il manganello alle gambe uno dei due ragazzi, il quale non resistendo al dolore, urlava: «Mi fa male».
Una scena agghiacciante, in particolare per le famiglie e i bambini che giocavano nella piazza. Dopo l’avvenimento, sui social media si è scatenata la condivisione dei video che hanno ripreso le scene, diventando in pochi secondi virali. La polizia per difendersi, inizialmente ha dichiarato che le loro violenze fisiche erano nate per la necessità di far rispettare l’ordine pubblico. Tale dichiarazione ha fatto scatenare i residenti del quartiere e i cittadini di Atene, i quali il 9 marzo hanno organizzato una manifestazione pacifica con lo scopo di protestare contro gli abusi delle forze dell’ordine.
In pochi minuti la manifestazione pacifica si è trasformata in scontri in cui le forze dell’ordine hanno usato sostanze chimiche per disperdere la folla. Molte persone presenti alla manifestazione sono state sottoposte a violenze e portate in commissariato senza una ragione valida. Tra di loro molti minorenni e giovani ragazze che hanno subito violenze verbali di carattere sessuale da parte dei poliziotti. È un dovere ricordare il caso di Efi, una ragazza di 18 anni finita in custodia cautelare con l’accusa di avere utilizzato esplosivi contro la polizia, mai stati trovati. Sappiamo che per almeno una settimana non è stata visitata da nessun medico.
I casi di abuso di potere non si fermano. Nella stessa settimana della manifestazione, all’ Università di Salonicco gli studenti che avevano occupato varie sedi universitarie come protesta contro il governo, sono stati violentemente picchiati dalle forze dell’ordine, in particolare dalla squadra Delta, che si è formata solo da tre mesi con agenti che non sono neanche a conoscenza dei loro doveri e dei diritti dei cittadini, abusando di conseguenza dell’uniforme. Nella discussione parlamentare del 12 marzo, i partiti dell’opposizione hanno chiesto al presidente del consiglio Mitsotakis e al ministro della protezione civile Chrysochoidis di fornire delle spiegazioni sui fatti accaduti a Nea Smyrni, sui video girati in rete e non solo, e di spiegare il perché sono state rese pubbliche le informazioni relative al cittadino che ha subito le violenze. Dopo varie esitazioni, il presidente del Consiglio si è scusato per quello che è successo, ma non ha ammesso che le forze dell’ordine abbiano operato senza il rispetto della costituzione e dei diritti umani.
Tali tensioni sociali sono sempre esistite, ma dal 2019, con l’entrata al governo di Nuova democrazia, le violenze da parte dei poliziotti sono aumentate. Si sono registrate più di quaranta denunce negli ultimi mesi da parte di cittadini che hanno subito violenze fisiche e i canali televisivi e vari giornali non ne parlano, in molti casi avviene la divulgazione di informazioni false. Uno dei motivi principali di tale politica deriva dal fatto che nelle casse dei canali televisivi e di certi giornali sono entrati finanziamenti statali. I social media, di conseguenza, sono diventati l’unico mezzo di informazione libera.
Su Facebook e Instagram vengono condivisi video amatoriali di singoli cittadini i quali mostrano le violenze. In ogni Stato, le forze dell’ordine dovrebbero essere organi indipendenti che non devono rappresentare un colore politico. Difendere i diritti fondamentali del cittadino è sempre più difficile e la perdita della dignità umana è qualcosa che si avvicina sempre più. Nell’Unione europea sono diversi gli esecutivi che abusano del proprio potere. Ricordiamo le politiche di Orban in Ungheria e in Polonia da parte del presidente Duda. Nel caso della Grecia, l’Unione europea non ha segnalato nessuna violazione dei diritti fondamentali: non si comprende ancora il perché.