Genova 2001 non è finita. Da vent’anni è incompiuta. Incompiuti i desideri che vi trovarono spazio. Da vent’anni vediamo Genova infinita – ripetuta, seriale. Nelle sue immagini iterate. Nell’eco della violenza. Nel riaffermarsi, ogni volta che se ne parla, di un gioco di simboli, di ruoli. Di potere – dominio.
Di solito venti anni sono abbastanza per prendere misure, guadagnare distanze. Per vedere meglio. Nel 2001 il 1981 sembrava davvero lontano. Oggi il 2001 appare passato prossimo. Sembra quasi che il tempo in mezzo non sia stato pieno. Che non sia stato lavorato insieme. Eppure è stato un tempo di vita: molte hanno disegnato progetti, viaggiato, migrato, molti hanno condiviso il precariato, alcune hanno fatto figli. Dov’è finita la materia cruda e politica del tempo di mezzo, che pure c’è stato?
Dovremmo chiederci il perché di questa impressione di quasi-vuoto, di eventi diradati, di cesure collettive quasi nulle dopo Genova. E di strana continuità. Non solo quella ovvia di noi come persone che da quell’esperienza sono state plasmate, ma continuità politica, che ricorre a quella memoria come spiegazione di ciò che è accaduto dopo. Eppure una gigantesca violenza di Stato perpetrata per giorni non spiega da sola i venti anni successivi. Non basta a dire perché gli stessi schemi mediatici scattano a ogni segnale di conflittualità sociale. Non determina il mancato coordinarsi di lotte, di persone nei decenni. Non la deriva del Paese in mille destre né la scomparsa della sinistra politica.
Eppure quei giorni sono collosi. Restano attaccati. Non ricordo mai nulla, ma ricordo a perfezione dov’ero la mattina del 20 luglio, dove alle 17.26, dove il pomeriggio del sabato e poi la sera. E i giorni successivi, le manifestazioni, i dibattiti, poi chino sui giornali di carta tutta l’estate fino a settembre e al suo undici che ha inghiottito quasi tutto.
Tutta l’estate dopo Genova, per settimane, nelle discussioni e negli articoli da più parti si usò la vecchia storia degli infiltrati come chiave di lettura dell’episodio che avrebbe estromesso un’intera generazione dalla politica. Poliziotti vestiti di nero come spiegazione finale della violenza perpetrata: reazione ad azione studiata a tavolino. Si rispolverò per mesi la… [L’articolo prosegue su Left del 16-22 luglio 2021]
**
Happy Diaz a Genova e Roma
Massimo Palma presenterà i suoi libri Happy Diaz – nella foto in alto – e Movimento e stasi (Industria & Letteratura) a Roma, Casetta Rossa il 20 luglio (ore 18) e il 21 (17.30) a Genova, per Music for peace. Palma è scrittore, traduttore e ricercatore. Ha scritto libri su Walter Benjamin, Eric Weil, Alexandre Kojève. Come narratore ha pubblicato Berlino Zoo Station (Cooper, 2012) e Nico e le maree (Castelvecchi, 2019). Happy Diaz. Sette giorni di gioia e divisione a Genova 2001, è uscito in una nuova edizione firmata da Castelvecchi e Left. Nel libro ci sono tredici ritratti di Tuono Pettinato, il fumettista e disegnatore scomparso il 14 giugno scorso. Il volume è acquistabile sul sito
Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE