Amato e criticato per il suo stile sfrontato e irriverente, Feng Tang viene spesso presentato come una delle voci più interessanti e controverse della letteratura cinese contemporanea. Autore ancora poco conosciuto in Italia, gode di uno straordinario successo in patria: ha scritto romanzi, racconti brevi e poesie, i suoi lavori hanno ispirato serie tv e film di grande popolarità. In italiano è stato pubblicato il romanzo di formazione Una ragazza per i miei 18 anni e Palle imperiali, una raccolta di racconti, edita da Orientalia che sarà presentata a Più libri più liberi, a Roma il 6 dicembre. Quattro racconti che fendono il tempo aprendo un dialogo tra passato, presente e futuro, con storie di fantasia che smascherano la cruda realtà. La violenza delle immagini descritte si alterna ad una pungente ironia, in un continuo gioco di rimandi alla tradizione e al suo rovesciamento. Diverso nel genere ma non nello stile, Una ragazza per i miei 18 anni fa rivivere sulla propria pelle quella tempesta da cui si è travolti durante l’adolescenza. È un romanzo di formazione appartenente alla Trilogia di Pechino che racconta di Qiushui e del suo gruppo di amici, tra scuola, ragazzate e primi amori, la scoperta della sessualità e del mondo che li circonda, in un incontro-scontro con la società incastrata tra il vecchio e il nuovo. Seppur ancorati alla dimensione pechinese degli anni Ottanta-Novanta, i personaggi ci restituiscono emozioni e sensazioni familiari, facendo al tempo stesso scoprire al lettore la Cina di ieri.
In attesa di incontrarlo alla fiera della piccola e media editoria di Roma Feng Tang ci racconta la sua visione del mondo, della letteratura e dello scrivere.
Feng Tang, medico, imprenditore, scrittore affermato. Dopo il dottorato in medicina ha studiato business management negli Stati Uniti, come ha iniziato a scrivere?
In realtà cominciare è stato facile, tutto ciò che sento, ciò che mi appassiona, lo riverso nelle parole. Dagli Stati Uniti sono andato a lavorare ad Hong Kong proprio quando l’economia cinese stava decollando, un periodo in cui a Pechino si demoliva e si costruiva molto. Ogni volta che vi tornavo, scoprivo che quel vicolo non c’era più, quel salice era svanito, anche i tramonti di quando frequentavo le ragazze avevano cambiato colore. La Pechino della mia infanzia e adolescenza era stata spazzata via di colpo, rimaneva solo nei miei ricordi. Scavando nella memoria, tra le emozioni, ho cominciato a…
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