Oltre alla rotta per mare un cimitero dei vivi si trova sul confine nord occidentale tra Bosnia ed Erzegovina e Croazia, tuttora il principale snodo della rotta balcanica per l’ingresso in Europa. Qualcuno ogni tanto prova a metterci un po’ d’ordine, il Consiglio d’Europa ha condannato Zagabria per la morte di una donna respinta ma il “the game” (ovvero il tentativo di attraversare la frontiera tra i boschi per provare a entrare in Europa e contemporaneamente provando a sfuggire alle botte dei poliziotti bosniaci) continua incurante del freddo, della stanchezza, della disperazione che si appuntisce e delle feste.
Sono circa 4mila le persone scomparse dagli elenchi e dalle carte geografiche che rimangono imprigionate in quel limbo. Tra loro ci sono centinaia di bambini sconosciuti al mondo. Potrebbero diventare internazionali al massimo se rimangono come corpi morti a favore dei pochi testimoni che ci sono in quella zona.
È uno dei tanti buchi di un’Europa che se ne fotte dell’articolo 33 della Convenzione di Ginevra che vieta il respingimento di richiedenti asilo verso un Paese non sicuro. L’Europa cristiana (la chiamano così) ha deciso di subappaltare la schiavitù, i respingimenti e il degrado per lavarsi la coscienza. Vale come quelle tre ave maria da pronunciare distrattamente da adolescenti dopo la confessione.
Il 19 novembre scorso a Lipa è stato inaugurato il nuovo campo temporaneo, dopo l’incendio che ha distrutto nell’aprile 2020 l’insediamento precedente lasciando per strada 1.200 disperati. Il centro è gestito dal Servizio per gli affari esteri bosniaco in collaborazione con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, le agenzie delle Nazioni Unite e una serie di altri partner come Unicef e Croce Rossa. Mentre i soldi li mette l’Europa. L’Ue al 50 percento e poi Austria e Germania con un 20 percento a testa, la Svizzera e anche l’Italia, con 1,5 milioni di euro dei quali 80mila euro per dotare il campo di acqua ed elettricità, 422mila euro per costi operativi nell’arco di 16 mesi e un milione per “raccolta dati, monitoraggio e analisi dei flussi delle persone in transito nel Paese”, si legge nel rapporto.
Un campo di detenzione di innocenti che include anche minori, anche in questo caso fregandosene della convenzione Onu sui diritti del fanciullo. Un cassonetto dove buttare gli ospiti indesiderati. Un presepe dell’orrore e di ipocrisia. L’Italia dei valori cristiani, con il suo milione e mezzo di euro, ha messo in piedi un addobbo natalizio in perfetta sintonia con la disumana ferocia che riesce a fare accadere senza sporcarsi il polsino. Sul campo di Lipa è uscito un dossier di RiVolti ai Balcani, rete alla quale aderiscono decine di realtà, da Amnesty International Italia alla rivista indipendente Altreconomia che ha collaborato alla stesura del rapporto.
Vale la pena leggerlo, anche se vi rovina il clima delle feste. Perché siamo noi.
Buon martedì.