Noto che con molta leggerezza e ignoranza si parla della neutralità offerta dall’Ucraina alla Russia al tavolo delle trattative. Conviene fare un po’ di chiarezza, almeno per provare a uscire da quest’epoca in cui tutti da virologi sono diventati esperti di geopolitica.
Secondo il diritto internazionale, un Paese è neutrale se non interferirà in situazioni di conflitto armato internazionale che coinvolgono altre parti belligeranti. Non può consentire a una parte belligerante di utilizzare il suo territorio come base di operazioni militari, schierarsi o fornire attrezzature militari. Ai colloqui di pace in Turchia martedì, i negoziatori ucraini hanno affermato che Kiev era pronta ad accettare la neutralità se, in base a un accordo internazionale, Stati occidentali come Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna fornissero garanzie di sicurezza vincolanti. Ma l’aspirazione dell’Ucraina di aderire alla Nato non è un’invenzione di qualche analista filoputiniano: è scritta nella Costituzione.
Qualsiasi modifica richiederebbe l’approvazione della misura da parte di 300 legislatori su 450 in due sessioni parlamentari separate, e quindi essere convalidata dalla Corte costituzionale. Ad oggi, quasi tutti, riconoscono che nel Parlamento ucraino non ci sarebbero i voti per ottenere la modifica costituzionale.
Poi ci sono i sondaggi: secondo l’ultimo sondaggio condotto dalla società di sondaggi Rating all’inizio di questo mese, il 44% degli ucraini ritiene che il proprio Paese dovrebbe aderire alla Nato, un calo di due punti percentuali rispetto al sondaggio fatto a febbraio prima dell’inizio dell’invasione russa. Circa il 42% ritiene che l’Ucraina dovrebbe continuare a cooperare con la Nato ma non aderire. «Gli ucraini vogliono aderire alla Nato, ma se l’Europa offre l’adesione all’Ue e propone un pacchetto finanziario per ricostruire l’Ucraina, il dibattito sulla Nato potrebbe essere dimenticato per un po’», ha detto Mykola Davydiuk, analista politico con sede a Kiev.
Così, tanto per sapere di cosa stiamo parlando.
Buon giovedì.